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difficili equilibri
Un prato, un'altalena basculante, una bambina che, nel dondolarsi, tiene in sospeso il suo papà. L'immagine di copertina dell'edizione italiana di “Tre piani” dell'autore israeliano Eskhol Nevo (ed. Neri Pozza) ci fa intuire le tematiche di questo libro: le relazioni familiari e il ruolo genitoriale. Un rapporto dal difficile equilibrio, in cui i figli tendono ad assumere un peso tanto rilevante da impedire ad un padre, o ad una madre di stare, come si suol dire, con “i piedi per terra”.
Il romanzo, diviso in tre capitoli come i piani di un tranquillo condominio di Tel Aviv in cui sono ambientate le vicende, vede infatti protagonisti tre genitori inadeguati che vivono il loro ruolo come una responsabilità destabilizzante; persone che sentono l'urgenza di confessare sogni e segreti, forse per sgravarsi dai sensi di colpa, o forse solo per avere qualcuno che dia ascolto alle loro storie senza giudicarle.
Nel primo racconto la voce narrante è quella di Arnon, giovane padre ossessionato dal sesso e facile preda di impulsi distruttivi. In crisi con la moglie, più obiettiva e razionale, confessa ad un amico le sue angosce: la prima ha a che fare con la figlia che lui ammette di aver trascurato per egoismo delegandone la cura ad una anziano vicino affetto da lieve demenza e di cui sospetta attenzioni pedofile; la seconda riguarda invece un tradimento che, se scoperto, rischia di far tracollare definitivamente il suo matrimonio.
Il secondo episodio vede invece protagonista una giovane madre che si sente a un passo dalla follia; sola e frustrata, Hani vorrebbe conciliare i suoi desideri con la realtà. Soprannominata dai vicini “la vedova” per via del marito sempre all'estero, desidera un compagno premuroso con cui condividere il peso dell'accudimento dei figli per i quali ha rinunciato ad ogni sua ambizione. Trova ascolto, complicità e consolazione nel fratello del marito, un truffatore che bussa alla sua porta perché ricercato da creditori e poliziotti; con quest'uomo, dal fascino ambiguo, Hani vive (o immagina?) una fugace relazione che risveglia in lei un desiderio da tempo assopito.
Infine la terza storia in cui Dvora, giudice in pensione e madre ormai vedova, registra in una vecchia segreteria telefonica le sue confessioni al marito defunto per renderlo partecipe del segreto che le ha cambiato l'esistenza. In un paese sconvolto dalla crisi economica, Dvora offre la sua collaborazione ad un gruppo di manifestanti grazie ai quali conosce Avner, affascinante personaggio che la corteggia fino a condurla in un luogo misterioso. Tramite Avner, Dvora avrà l'occasione di dare una svolta alla sua vita e riconciliarsi finalmente con il figlio Arad che, non sentendosi amato ma solo giudicato dai suoi genitori, da anni se ne era volontariamente allontanato senza lasciare alcuna traccia di sé.
La scrittura di Nevo è coinvolgente e scorrevole e ha la particolarità di adeguare lo stile alle personalità delle voci narranti: prosa concitata e inframmezzata da termini triviali nel primo episodio in cui Arnon si sfoga con un amico; linguaggio colloquiale e confidenziale nel secondo capitolo in cui Hani scrive una lunga lettera ad una cara compagna d'infanzia; tono complice, affettuoso ma anche stile più raffinato nel terzo racconto nel quale Dvora immagina di poter comunicare con il defunto marito.
“Tre piani” a me è piaciuto molto, sia per le tematiche affrontate, sia per i messaggi che ne ho colto, soprattutto nel terzo racconto, a mio avviso, il più bello. Per quanto una coppia possa essere in crisi, l'amore per i figli deve rimanere prioritario perché è questo che loro si aspettano da un genitore: di essere ascoltati e compresi; solo così, forse, si possono superare gli inevitabili ostacoli.
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