Dettagli Recensione
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Un bambino ed un uomo.
Non sono padre e figlio, non sono legati da alcun vincolo di parentela. Ma l’uomo si deve prendere cura del piccolo, aiutarlo a trovare la madre in un paese diverso, con una lingua che non e’ la loro, dove iniziare una nuova vita.
Privi di tutto con l’unica certezza del loro legame, l’ambiente circostante e’ benevolo eppure confonde, stordisce nei meandri di vicoli ordinati e anonimi dalle sembianze kafkiane.
Soli in un rifugio di lamiera nel cortile di una perentoria ma cortese signora, si nutrono di pane ed acqua, mentre il calore dei loro corpi li protegge dalla fredda umidita’ della notte. Cosi’, il ragazzino venuto da chissa’ dove, trova nella terra d’approdo una madre che lo culla e protegge come un figlio vero. Non diviene una vera madre la donna che si comporta in quanto tale?
Bello l’inizio in cui si gioca su un contenuto poco chiaro e curioso, le prime basi sono di una trama che si appresta ad essere tutta da interpretare, piu’ che da scoprire. Gli spunti di riflessione sono molti ed il titolo e’ complice nell’acuire nel lettore l’identificazione di appigli spirituali, quasi si trattasse dell’avvento di un nuovo Messia. Poi pero’ la scrittura si appesantisce concentrandosi sulla personalita’ del piccolo David. L’incalzare delle sue continue ed insaziabili domande, il carattere testardo e l’indole ostentatamente capricciosa lo hanno reso ai miei occhi un soggetto a tratti pruriginoso, compromettendo il buon esito della lettura.
Piacevole la penna scorre velocemente, almeno fino a quando il bambino non oscura anche quella mentre le pagine si appesantiscono e la sensazione e’ che il carisma dell’opera stia scivolando inesorabilmente nel vuoto.
Non e’ un testo complesso ma e’ un testo complicato, il cui arrivo a destinazione non e’ scontato. Certamente ho letto opere migliori dell’autore, buona lettura.