Dettagli Recensione
“Ti amo soprattutto perché esisti”
“Lo scopo per cui ti sto scrivendo è quello di dirti cose che ti avrei detto se fossi cresciuto con me, cose che a mio avviso dovrei insegnarti come padre” (p. 139)
A scrivere queste parole è il pastore congregazionalista John Ames, un uomo provato dal lutto e dalla solitudine, padre anziano di un bambino che non potrà vedere crescere; decide dunque di consegnare alla carta i suoi più intimi e sinceri pensieri, l'eredità che vuole lasciare a suo figlio per poter dialogare con lui anche quando fisicamente non potrà più essergli accanto.
La vicenda è ambientata negli anni Cinquanta a Gilead, una sperduta cittadina dello Iowa; Ames nelle sue memorie alterna le osservazioni sul presente ai ricordi del passato: della sua infanzia rievoca il conflittuale rapporto tra suo padre, pastore pacifista, e suo nonno, abolizionista militante tra i guerriglieri di John Brown.
Del momento attuale, invece, osserva e commenta le vicende relative a Jack Boughton, figlio ribelle dell'amico Robert, anch'egli pastore ormai anziano e debilitato dalla malattia. Jack, ritornato alla casa paterna dopo una vita dissoluta e fallimentare, con il suo atteggiamento ambiguo e talvolta provocatorio inquieta le giornate di Ames che lo percepisce come un pericolo per l'incolumità della moglie e del figlio. Solo dopo diversi incontri e una confessione da parte del giovane Boughton, Ames capirà che anche Jack è un'anima tormentata alla ricerca di un'oasi di salvezza, un figliol prodigo caduto in disgrazia a causa delle sue debolezze, ma anche una vittima di assurdi pregiudizi religiosi e razziali. Solo allora John riuscirà finalmente a cogliere in Jack quello spiraglio di redenzione di cui fino a quel momento aveva dubitato, proverà per quell'uomo una sincera compassione e riuscirà ad impartirgli il suo perdono e la sua benedizione.
John Ames è un personaggio magistralmente delineato a tutto tondo: l'autrice ne fa percepire ogni moto interiore evidenziandone dubbi, paure, risentimenti e gelosie. Ames è un uomo che gioisce di fronte all'alba che inonda di luce ogni cosa, che si commuove al tocco dei capelli di suo figlio, che si incanta nel contemplare i gesti premurosi della giovane moglie. Il suo sguardo sulla realtà è pieno di stupore e gratitudine:
“Ci sono due occasioni in cui la sacra bellezza del Creato diventa di un'evidenza abbacinante, e queste si presentano contemporaneamente. Una è quando sentiamo la nostra mortale inadeguatezza rispetto al mondo, e l'altra è quando sentiamo la mortale inadeguatezza del mondo rispetto a noi.” (p.225)
In questa lunga lettera l'autrice dà voce ad un teologo e il filo conduttore, il rapporto padre-figlio, è analizzato in un orizzonte di fede che non può prescindere dalla relazione che l'uomo ha con Dio; attraverso le parole di Ames, l'autrice affronta questioni quali il peccato, la grazia, il perdono, la predestinazione, la salvezza. A brevi annotazioni sulla quotidianità si alternano meditazioni e citazioni su passi e figure bibliche: la lettura di questo testo potrebbe pertanto risultare, in certi passaggi, piuttosto impegnativa.
La scrittura della Robinson ripaga però da ogni fatica: una prosa apparentemente semplice che cura ogni dettaglio stilistico regalando splendide descrizioni di ambiente e creando un'atmosfera dal tono sommesso che infonde nel lettore un senso di pace e tranquillità.
Ho molto apprezzato questo testo perché l'autrice, priva di qualunque intenzione di indottrinamento, sa toccare argomenti molto lontani dalla nostra quotidianità come il peccato, il pentimento, il perdono con grande autenticità, senza retorica e senza fanatismi. Inoltre, da genitore, sono rimasta colpita dal profondo sentimento di Ames per suo figlio, un amore che non pone condizioni, disposto a perdonare ed accogliere, fiducioso e pieno di speranza.
“Pregherò perché tu diventi un uomo coraggioso in un paese coraggioso. Pregherò perché tu trovi un modo per renderti utile” (p. 257)
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Commenti
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Mi fa piacere che il libro sia stato apprezzato anche da te. A me è piaciuto moltissimo : una scrittura carezzevole senza leziosità, una grande profondità, un'autrice che sta con la testa protesa al cielo e i piedi ben posati a terra...
Ho già acquistato "Lila", libro della trilogia che ha come protagonista la giovane moglie del Pastore.