Dettagli Recensione
Quel virus chiamato uomo
Sergio – detto il sognatore – vive in una casetta ecologica sulle rive dell’oceano. Ha per amico Chiqui, un volpacchiotto che è una specie di interprete tra l’uomo e gli altri animali.
L’uomo sembra giunto a un punto di non ritorno (“Un giorno, quando sarà troppo tardi per tornare indietro, ci accorgeremo che non possiamo mangiare il denaro, e non possiamo bere il petrolio, e ci estingueremo come è già successo a tante specie prima di noi, perché non avremo lasciato alla terra altra scelta che sbarazzarsi di quel virus chiamato uomo”), ma forse non è ancora troppo tardi...
Chiqui allerta Sergio, ogni volta che un animale è in difficoltà (“Sognatore! Vieni, presto!”), così i due amici salvano un formichiere (“Una lunga testa conica e sottile, poi le zampe anteriori dotate di artigli ricurvi, e poi il corpo ricoperto da una folta pelliccia ispida di un… formichiere”), una tartaruga (“imprigionata in una rete da pesca”), un gabbiano…
Un altro manifesto ecologista dello scrittore-viaggiatore-surfista-sognatore che ha detto addio al mondo degli affari per ingaggiare con le sue opere e testimonianze la lotta a tutela dell’ambiente.
Giudizio finale: favolistico, semplice, allarmante. In pratica, una favola semplicemente allarmante.