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Donna per caso
 
Donna per caso 2017-06-03 22:07:06 68
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
68 Opinione inserita da 68    04 Giugno, 2017
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Destino già scritto o piacevole ragionevolezza?

Il romanzo d' esordio di Jonathan Coe ( 1987 ), lontano per trama e complessità dai testi più noti, eleva il caso, elemento indefinito ed insondabile presente anche in opere successive, a protagonista del racconto.
La storia di una persona qualsiasi, sulla soglia della femminilità, una lei, Maria, raccontata nell' incedere dei suoi anni migliori da un narratore esterno onnisciente, da subito ne definisce tratti e peculiarità.
La nostra protagonista, con un futuro radioso tutto da scrivere ( frequenterà Oxford ), corteggiata, amata, invidiata, vive nel fluire ripetuto dei giorni un progressivo e tormentato distacco da un reale da sempre disconosciuto, accentuando tratti di una involuzione personale ed affettiva, di disagio sociale, isolamento, anaffettività, ripiegandosi in una vita non vita, in un' assenza emozionale e partecipativa con i contorni della depressione.
Scorrono gli anni, le esperienze, la scuola, le amicizie, gli amori, i tradimenti, il matrimonio, i figli, la famiglia, gli affetti, le separazioni, la maturità, nell' incedere e sedimentarsi di giorni sempre più cupi, ovattati, con sterili attimi di felicità, trascorsi per lo più in uno stato di indifferenza e noncuranza.
La sua e' una vita insoddisfacente inserita in una socialità che non le appartiene e da cui cerca di allontanarsi, lei che non ha mai brillato per umorismo, simpatia, empatia.
È uno stato di emarginazione vissuto anche in mezzo alla folla, tra volti amichevoli, nugoli di corteggiatori ed oggi, dopo una vita trascorsa alla mercé di forze insondabili, gli accadimenti sembrano sempre riguardare qualcun' altra.
Potremmo anche considerare che il caso, questa entità onnipresente ed indirizzante i nostri destini, con Maria non sia mai stato troppo clemente, oppure che il suo senso di solitudine ed infelicita' rifletta aspettative troppo elevate, o semplicemente che ci siano poche persone obiettivamente amabili ed amorevoli.
In questo progressivo distacco, fisico ed emotivo, in cui la casualità, con un certo disincanto e pessimistica ragionevolezza, e' di casa, emerge anche una critica ad un concetto di socialità e socializzazione superficiale, scontato, banale, che lei ha da sempre allontanato, a cliché maschili e maschilisti che la fanno inorridire, ad un universo femminile frivolo e civettuolo, intessuto di apparenza, invidia, visibilità, egoismo, ad un conservatorismo famigliare barricato su rigide posizioni di facciata e su una integerrima e falsa ritualità.
Maria odia lo sterile cicaleccio, ama il silenzio delle parole non necessarie che considera l' inizio, non la fine, della comprensione.
Il proprio malinconico incedere all' apparenza inspiegabile, sospeso tra fatalismo ed introspezione, si veste di pacata ragionevolezza e saggezza a sondare la complessità di vita e relazioni, scrutando e sfidando " normalità " ed " apparenza ".
Trattasi di una donna profonda, un' invenzione narrativa anche simbolica inserita in una continua interazione narratore-lettore, chiedendosi e chiedendoci senso ed indirizzo della trama.
In fondo questo è il suo mondo, tra svaniti ricordi e volti invecchiati, lo sguardo rivolto al paesaggio, priva di qualsiasi emozione di sorta e con un unico desiderio, l' essere lasciata sola, in pace, invisibile, indifferente, calma, persa nei propri pensieri, accarezzata e sospinta da un destino inafferrabile.
Non il Coe più apprezzato ed apprezzabile, nel testo il respiro di una certa asciuttezza dialogica, una costruzione non memorabile, personaggi un po' acerbi, pochi guizzi narrativi, ma alcune tematiche ( per lo più intimiste ) già rappresentate.
Certamente una lettura da affrontare e digerire non pretendendo ciò che non c'è, di certo il Coe noto ed ammagliante brilla altrove in un futuro ancora da scrivere.

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