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L'imperfetta felicità
Venti fotografie. Da qui si snoda la parte preziosa di questa storia, una storia che solo Rosamond conosce. Rosamond è la voce narrante, una strana protagonista dal momento che lei non è più.
Nel suo testamento oltre i due nipoti, Gill e David, viene citata Imogen, una bambina di cui nessuno si ricorda più, e che sicuramente nessuno immagina abbia un legame così forte con la vecchia zia Rosamond.
Ci troviamo così sedute su un divano con Gill e le sue figlie, ad ascoltare delle cassette che ci guideranno alla scoperta di una storia di famiglia ignota, taciuta per troppo tempo. Le fotografie non immortalano solo un fermo immagine, ma portano con sè emozioni, sensazioni, accadimenti, lacrime e risate, fughe, amicizie e amori. Ogni fotografia nasconde segreti che solo chi c’era può svelare al mondo, ed è questo quello che Coe fa, attraverso la voce di Rosamond, trascinandoci in un’altra epoca, in altri luoghi. Ascoltando quelle descrizioni siamo proprio li. Siamo proprio spettatori di storie di vita, di madri incapaci di amare, di figlie non amate che a loro volta saranno madri sterili, non indifferenti ma non empatiche, non vere madri. Ci troviamo a vivere in quei luoghi, in quelle soffitte, in quelle roulotte, in quei boschi e in quei salotti dove la vita scorre tra cose non dette, sussurate o schiaffate in bella vista.
Coe affronta temi importanti come la violenza domestica, i rapporti madre-figlia, i tradimenti, l’omosessualità e lo fa con naturalezza…così come la vita è, naturale. E con la stessa naturalezza ci svela una realtà che non è perfetta, una fine della storia che non è per niente naturale.
Tutta la narrazione può essere riassunta in una frase della protagonista “Non c’è niente che si possa dire, immagino, di una felicità perfetta, impeccabile e senza ombre; niente, salvo la certezza che dovrà finire”.
Indicazioni utili
- sì
- no