Dettagli Recensione
La meraviglia di Louis
Sotto la scorza di una tranquilla vita borghese, di sorrisi cortesi e grigie abitudini, si può celare un magma di desideri inconfessabili e pulsioni oscure. È in questo ribollire di tensioni e debolezze umane che Simenon si addentra spesso nei suoi romanzi per raccontarci, in fondo, la parte più oscura dell’umanità, il male. La prima sensazione leggendo “L’angioletto” è quindi di profondo stupore di fronte a un personaggio che incarna, al contrario, l’essenza di un’umanità buona, positiva, felice.
Il romanzo narra la storia del pittore Louis Cuchas, ripercorrendo gli oggetti e gli eventi rimasti impressi nella sua memoria. La carretta su cui la madre ogni giorno vende frutta e verdura per racimolare qualche soldo. La stufa in cucina, su cui spesso non c’è proprio nulla da cuocere. I pagliericci accostati su cui dormono i sei fratelli, separati con un lenzuolo bucato dall’unico letto in cui la madre porta ogni sera un uomo diverso.
Povertà e promiscuità, è questo che caratterizza la misera infanzia di Louis in rue Mouffetard. Eppure, leggendo queste pagine, non proviamo amarezza e sofferenza perché, sebbene raccontata da una voce esterna onnisciente, la storia è filtrata attraverso la placida serenità di un bambino dal sorriso dolce e lo sguardo limpido. Un bambino la cui positività non sembra poter essere scalfita da nulla, né dalle risate di scherno dei coetanei, né dalla malvagità degli uomini, neppure dal dolore della morte.
“Louis era felice. Guardava. Passava di scoperta in scoperta, ma non si sforzava di capire. Era appagato anche solo contemplando una mosca sul muro di gesso o le gocce di pioggia che scivolavano sul vetro.”
Il tempo passa e la famiglia si evolve, con la partenza, via via, da rue Mouffetard dei suoi componenti. E mentre tutti si affannano all’inseguimento di ricchezza e affetti, andando incontro a un destino di morte, rassegnazione o criminalità, è solo Louis, l’unico che nulla cerca, a trovare successo nel compimento della propria passione artistica. Spinto da un unico desiderio, quello di riuscire a rappresentare la purezza dei colori che fanno vibrare il mondo.
È sempre straordinario constatare come Simenon riesca con estrema naturalezza a presentarci situazioni e personalità al limite della realtà. Questa volta l’autore belga sembra smussare la sua penna tagliente, lasciando che una brezza di lievità e di poesia permei le pagine, per dipingere il germe migliore dell’umanità, la bontà. La vita sa essere squallida e feroce, ma è colui che riesce a non esasperare la propria rabbia, ad accontentarsi di quel poco che ha, a vedere la luce e il colore oltre il grigiore della propria esistenza, che potrà dirsi felice. Utopistico, forse. Ma profondamente e balsamicamente benefico.
Indicazioni utili
Commenti
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |
Ordina
|
2 risultati - visualizzati 1 - 2 |