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homo homini lupus
Immaginate di scoprire che vostro figlio, il classico bravo ragazzo di buona famiglia, ha barbaramente ucciso una senzatetto solo perché di intralcio, con il suo corpo e con il suo odore, presso lo sportello di un bancomat. Immaginate di poter vedere addirittura il video di quanto accaduto, prima trasmesso in un programma televisivo e poi duplicato su internet: di scorgere, anche se non perfettamente riconoscibile, vostro figlio che insulta e sghignazza mentre getta su una persona inerme sacchi di immondizia, una sedia girevole, una lampada da tavolo ed infine una tanica di benzina quasi vuota che esplode, con una piccola fiammata di accendino, senza lasciare scampo. Come reagireste di fronte a tutto questo?
Due coppie di genitori imparentati (i padri sono fratelli) si trovano in un locale di lusso per una cena in cui dovranno discutere del futuro dei loro figli colpevoli di aver ucciso una senzatetto e incastrati da un filmato un po' sfuocato, ma non ancora ufficialmente identificati dalle forze dell'ordine.
I capitoli in cui è diviso il libro hanno come titoli le portate della cena, dall'aperitivo alla mancia finale. La voce narrante è quella di Paul, padre di Michael, forse il principale responsabile dell'omicidio; l'uomo, ai commenti sulle pietanze, inframmezza i suoi ricordi e i suoi pensieri. Tra un piatto e l'altro il lettore viene coinvolto dal fluire dei suoi ragionamenti in cui, a momenti di estrema lucidità e ironia che ne catturano la simpatia, si alternano racconti dai tratti sconcertanti che ne fanno cogliere l'inattendibilità: si scoprirà infatti essere un uomo affetto da una sindrome psichiatrica ereditaria e non sufficientemente curata. Di fronte alla sconvolgente realtà, le due coppie di genitori prenderanno posizioni contrastanti rispetto al da farsi in un crescendo di tensione che sfocia in un finale sorprendentemente ambiguo ed agghiacciante.
Koch inserisce in questo romanzo molte tematiche, forse anche troppe: il ruolo dei genitori nell'educazione dei figli, la responsabilità dei giovani (anche se minorenni) nel compiere le loro azioni, il rapporto tra fratelli (invidie, gelosie, risentimenti) e tra parenti in generale, il perbenismo sociale, il diritto ad avere un futuro, magari anche il successo, nonostante tutto e tutti, la percezione della diversità, il compito delle istituzioni (come la scuola) nella prevenzione della devianza e, ultimo ma non meno importante, il peso che una malattia mentale può avere nel giustificare un atto criminale. Tematiche che emergono dalla lettura, ma sulle quali l'autore non si esprime mai in modo esplicito; anzi, sceglie di spiazzare il lettore con la tecnica dello straniamento data da un punto di vista, quello della coppia dei genitori di Michael, che non solo non condanna l'operato del figlio, ma anzi lo sostiene e lo incoraggia a farsi giustizia da sé per potersi garantire un futuro.
Ciò che più sconvolge in questo romanzo non sono dunque i fatti, bensì i pensieri dei personaggi, le loro coscienze; nessuno si salva, nemmeno i genitori apparentemente disposti a sacrificarsi in nome della giustizia che si dimostreranno più preoccupati di salvaguardare la reputazione, anziché interrogarsi sugli errori commessi. Ogni personaggio fa trapelare, oltre la facciata, un retroscena squallido, fatto di meschinità ed egoismi che non lasciano speranza di redenzione.
"La cena" è un libro che ho trovato molto avvincente e ben scritto: frasi brevi, efficaci, taglienti.
La storia ha un ritmo alternato: procede in un primo tempo a rilento per poi accelerare a tratti, fino alla corsa verso l'epilogo, tutt'altro che scontato. La scelta dell'autore di rallentare e dilatare i tempi della narrazione con delle pause, mi è sembrata ben azzeccata, funzionale sia alla creazione di un'attesa, sia alla riflessione.
Dopo aver scalato le classifiche olandesi nel 2009, “La cena” ha ottenuto grande successo di pubblico e critica in numerosi paesi tra cui l'Italia dove ne è stato tratto anche un film, “I nostri ragazzi” (2014) di I. De Matteo, interpretato da A. Gassmann, G. Mezzogiorno, L. Lo Cascio, B. Bobulova.