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Il giovane Holden
 
Il giovane Holden 2017-05-15 15:00:01 FrankMoles
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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    15 Mag, 2017
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Cinismo e disperazione

Il giovane Holden è un romanzo di formazione pubblicato nel 1951 che ha avuto grande successo e larga eco in virtù del suo sincero quadro sulla disillusione di una generazione assorbita dalla società di massa e dall’individualità anestetizzata.

“Un sacco di gente, soprattutto questo psicanalista che c'è qui, continuano a chiedermi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. È una domanda così stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete. Credo di sì, ma come faccio a saperlo?”

L’azione si svolge nell’arco di tre giorni, da un sabato al lunedì seguente: il sedicenne Holden Caulfield, di famiglia benestante, è stato appena espulso dalla sua scuola per profitto insufficiente. Disilluso e insofferente, il giovane perde la stima anche per l’unico professore che apprezzava in seguito ad una ramanzina e litiga violentemente col compagno Stradlater a causa di una ragazza. Carico di rabbia e odio, decide dunque di far le valigie e andar via dalla scuola tre giorni prima; non potendo tuttavia tornare a casa per timore della reazione dei genitori ed essendo squattrinato, decide di andare in un hotel scadente. La prima notte fuori, dunque, trascorre all’insegna del degrado, tra alcool e una prostituta immediatamente mandata via. Il giorno dopo, Holden si incontra con i vecchi amici Sally e poi Carl, ma in entrambi i casi constata l’insanabile divario che lo separa da loro. In seguito ad una nuova serata di alcool, torna a casa e, con la complicità della sorella minore, che non manca di sgridarlo, riesce a nascondersi dalla madre. Si reca quindi dal vecchio professore di letteratura inglese Antolini, che sembra riuscire a confortarlo e gli offre ospitalità; tuttavia, dopo essersi addormentato, al suo risveglio sente che il professore lo accarezza e, temendo un approccio sessuale, scappa via spaventato e decide di scappare via da New York. La sorellina, tuttavia, riuscirà a trattenerlo e il romanzo si chiude sull’immagine del giovane che la guarda sulle giostre; nel frattempo, si accenna anche alla terapia psicanalitica che Holden seguirà e alla tubercolosi che lo colpirà.

“A chi precipita non è permesso di accorgersi né di sentirsi quando tocca il fondo. Continua soltanto a precipitare giù. Questa bella combinazione è destinata agli uomini che, in un momento o nell'altro della loro vita, hanno cercato qualcosa che il loro ambiente non poteva dargli. O che loro pensavano che il loro ambiente non potesse dargli. Sicché hanno smesso di cercare. Hanno smesso prima ancora di avere veramente cominciato.”

L’esemplarità e la grandezza del personaggio di Holden, che hanno indotto il pubblico a leggervi il ritratto di una generazione, risiedono nella sua ambiguità: egli stesso, del resto, si definisce “il più fenomenale bugiardo”. Disperato e disilluso, intollerante verso le convenzioni e le finzioni sociali, Holden è costantemente alla ricerca di un’evasione, da cercare nell’alcool, nel sesso, in ricordi sbiaditi, in idee impraticabili e infine nella decisione di fuggire. Tutto ciò è mascherato da un cinismo esasperato, così realista da suonare quasi crudo e inaccettabile alle orecchie di una società stereotipata che non vuol sentire voci fuori dal coro, che non lascia spazio a voci disturbate e disturbanti, che lascia indietro chi non riesce ad adeguarsi al canone di massa. Fino all’ultimo ogni lettore spererà di trovare finalmente il modo di dimostrare a Holden che si è sbagliato sul mondo, che non è giusto fuggire, che non fa tutto schifo come il protagonista continua a ripetere; ma questa non si rivelerà che una vana pretesa esterna, aliena alla del tutto comprensibile rassegnazione disillusa del giovane disadattato. Il ritratto è crudo ed impietoso, a tratti shockante per un realismo che nella vita quotidiana si fa fatica ad accettare, preferendo celarlo con rassicuranti speranze e spesso artefatto ottimismo. Se dovessimo esser sinceri, dovremmo dar ragione al professor Antolini quando dice ad Holden: “… scoprirai di non essere il primo che il comportamento degli uomini abbia sconcertato, impaurito e perfino nauseato. Non sei affatto solo a questo traguardo, e saperlo ti servirà d'incitamento e di stimolante. Molti, moltissimi uomini si sono sentiti moralmente e spiritualmente turbati come te adesso. Per fortuna, alcuni hanno messo nero su bianco quei loro turbamenti. Imparerai da loro… se vuoi. Proprio come un giorno, se tu avrai qualcosa da dare, altri impareranno da te. È una bella intesa di reciprocità. E non è istruzione. È storia. È poesia.”

Anche Holden, dunque, ora che ci ha scritto la sua esperienza, fa parte di questa storia, di questa poesia.

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Commenti

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Gran bella recensione, Frank!
Vedo che il vecchio Holden funziona ancora, almeno abbastanza.
Bellissima recensione di un libro che mi ha affascinato da sempre . Grazie di cuore !
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