Dettagli Recensione
La piccola impertinente
Poca Parigi, tanti scambi di battute in questo piccolo chiassosissimo romanzo, dove, in un turbinio che non concede ambientamento, si alternano brevi istanti descrittivi di una scrittura briosa ed elaborata carica di ironia (implacabile col perbenismo) e prolungate sequenze dialogiche dove spadroneggia una lingua licenziosa e colorita spesso veicolata dalla voce della (piccola?) Zazie.
Quello di Zazie è un personaggio particolare: in teoria una bambina, nei fatti una signorina smaliziata, capricciosa ed impertinente, protagonista con la sua curiosa ma disincantata vista “dal basso”, costante irriverente del libro. Sufficientemente antipatica anche.
Ad esser franco queste pagine non mi hanno rapito, nonostante i non infrequenti stralci che danno saggio delle ottime doti di scrittore sicuramente tributabili all’autore.
“Una folla spessa e violacea colava un po’ dappertutto. Una venditrice ambulante di palloncini, una musichetta da luna park aggiungevano il loro carattere discreto alla virulenza dell’esposizione. Stupita, Zazie, ci mise un po’ di tempo prima di accorgersi che, non lontano da lei, un barocco lavoro di ferro battuto piantato sul marciapiede era coronato dalla scritta METRO’. Subito dimentica dello spettacolo della via Zazie si avvicinò al fiato dell’apertura, sentendosi mancare il proprio per l’emozione.”
Forse cercavo più Parigi e meno impertinenza, più riflessività e meno chiasso, più linearità e meno caos, più trama e meno ciarle...
Rimane comunque il mio modestissimo parere personale, da non conoscitore di Queneau.
“- Allora ti sei divertita?
- Così.
- L’hai visto il metrò?
- No.
- E allora che cosa hai fatto?
- Sono invecchiata.”
Indicazioni utili
- sì
- no