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La porta del cuore
La porta racconta la storia vera, così almeno suppongo, del rapporto tra Magda e la sua donna delle pulizie Emerenc. Emerenc sembra quasi una figura mitologica. Una donna anziana con una forza sovrumana che si oppone a suo modo alle logiche del mondo rifiutandone le offerte e i compromessi. Non riprende gli studi quando ne ha la possibilità, nonostante la sua eccezionale intelligenza e si cerca un lavoro umile perché divide il mondo tra quelli che hanno la scopa in mano e quelli che non ce l’hanno. Viene fuori dagli abissi di una sofferenza spropositata, così grande che all’inizio pare a Magda pura invenzione: due fratellini morti colpiti da un fulmine davanti ai suoi occhi , la madre morta suicida subito dopo. Questo è solo l’inizio, poi le sue storie d’amore vanno avanti con la stessa fortuna, almeno così si saprà andando avanti nella narrazione. Dalle proprie vicende Emerenc, donna intelligente, ricava la certezza che non si dovrebbe amare così tanto come è capitato a lei perché l’amore è una faccenda pericolosa. Non potendo fare a meno per indole di dare con generosità e a suo modo, Emerenc mette perciò una barriera tra lei e il mondo che è la porta di casa sua, una porta che nessuno può varcare. La porta è reale e ovviamente anche simbolica. Simbolo di una necessità di difesa, di un limite, di uno scudo. Ma forse anche richiesta implicita che qualcuno bussi con insistenza e condivida la sua casa segreta.
Oltre alla porta materiale, il carattere stesso di Emerenc è una porta. Dura, spigolosa, diretta, sfacciata, invadente, terribile nel suo essere implacabilmente sincera con le persone che ama. Emerenc dà con generosità ma non accetta nulla. Forse è questa la sua porta più massiccia. L’incapacità di prendere dalle mani altrui. Accettare un dono potrebbe incrinare il suo rifiuto, parziale e unidirezionale, ma piuttosto categorico, di un mondo, di una vita, di gente che l’ha sempre delusa.
Emerenc però si lega a Magda per qualche strano motivo. Per qualche somiglianza tra loro probabilmente, fino a introdurla in casa e a nominarla sua erede.
La storia purtroppo dà ragione alla sua diffidenza. Le amiche non sono all’altezza delle aspettative che Emerenc non si può impedire di nutrire nonostante tutte le sue porte chiuse. E’ abbastanza triste che tutto sommato le porte restino chiuse. Infatti, al momento della prova, questioni di comodo, di lavoro, di necessità vengono di volta in volta messe davanti all’amore per cui il lettore assiste a una sfilata di tradimenti più o meno gravi.
Del resto Emerenc aveva aspettative sugli altri, soprattutto su Magda, come se gli altri potessero arrivare al suo modo di sentire gli affetti, nonostante le sue porte blindate. Triste quel sogno che Magda continua a fare alla fine del romanzo della porta in cui non riesce a girare la chiave e simbolica la fine che fa l’eredità di Emerenc. Certo Emerenc non è Ezter, quella di Marai. L’amore di Emerenc è generoso ma anche esigente.
Si potrebbe immaginare che su un altro piano di lettura la storia possa essere una metafora del rapporto uomo-Dio con la porta che rappresenta la porta stretta del Vangelo, Magda e le altre amiche gli uomini e Emerenc Dio.
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