Dettagli Recensione
Due sulla strada verso il Paradiso di Timbuctù
Willy G. Christmas e Mr. Bones sono una coppia inseparabile. Il primo è un bipede logorroico di origine ebraica, con vocazione alla poesia ed alla filosofia estemporanea. Dopo un tumultuoso periodo fatto di droghe ed alcool, ha deciso di votarsi anima e corpo alla causa di Babbo Natale tradendo le sue origini religiose con orrore della madre, profuga polacca, che lo vede ora come un nazista sterminatore d’ebrei. Lui, però cerca solo di migliorare il Mondo che lo circonda, magari usando gli ultimi spiccioli che gli restano in tasca per aiutare qualcuno che non sta peggio di lui; oppure donando all'Umanità (o alla Caninità) un ritrovato che migliori la fruizione della vita. Il secondo è un fenomenale bastardino a quattro zampe di spiccata intelligenza che si beve come nettare ogni parola che esce dalla bocca del suo padrone durante i loro lunghi pellegrinaggi nell'America fine anni ’80. Purtroppo, però, il destino si è messo di traverso e Willy, con la salute ormai irrimediabilmente minata dai continui eccessi, sta per lasciarlo, per partire alla volta di Timbuctù, il luogo meraviglioso in cui uomini e cani parlano la stessa lingua. Il povero Mr. Bones, restato orfano del suo padrone, cercherà di sopravvivere, magari sperando nell'adozione da parte di qualche bambino di buon cuore. Tuttavia, sperimentate le varie occasioni che gli si presenteranno, alla fine deciderà che, forse, l’opzione migliore è proprio quella di raggiungere il suo amato Willy a Timbuctù.
Ho letto “Timbuctù” intrigato dalle recensioni lette qui su qlibri e, sostanzialmente, le mie aspettative non sono state deluse.
E’ un bel libro sulla fedeltà che gli animali dimostrano di avere in misura enormemente superiore a noi bipedi senzienti. Ma sotto questo profilo non si discosta dai molteplici libri simili che popolano la produzione mondiale. Quest’opera se ne differenzia, invece, perché ci mostra il mondo degli umani attraverso i pensieri del tenerissimo Mr. Bones a cui non possiamo non affezionarci sin dalle prime righe.
La storia viene raccontata con lo stile logorroico che il cane ha appreso dal suo padrone, un attempato beatnik girovago, amante della poesia e dei voli pindarici sconclusionati. I lunghi vaneggiamenti di pensieri in libertà dal gusto un po’ retrò, ma con, in nuce, un fondo di filosofica verità, una goccia di saggezza naif, riempiono pagine e pagine di questo libricino per il resto abbastanza minimalista.
La narrazione procede piuttosto lineare, come lungo una serie di binari che ci conducono verso quella che è l’inevitabile, malinconica conclusione che sin dall'inizio ci possiamo aspettare.
Giunto alle ultime parole mi sono sentito un po’ tradito, perché, forse mi aspettavo un maggior approfondimento di certe situazioni o di quell'incerto filosofeggiare che spesso viene delineato come un mero abbozzo a carboncino; o, forse, perché speravo in una maggiore articolazione dell’intreccio o, magari solo, in una fine più gratificante. Tuttavia, chiuso il libro, ho visto l’immagine del cagnetto ritratto di sguincio in copertina trasfigurarsi in quella delle decine di bestiole simili che accompagnano i tanti punkabbestia che affollano le nostre strade ed ho provato una incontenibile empatia per questi animali che chiedono solo di essere amati, ma che rischiano tutti un destino simile a quello di Mr. Bones. Così ho capito che “Timbuctù”, in fondo, è anche il loro “Manifesto”, il racconto simbolico della loro vita ed ho trovato un motivo di più per dare una positiva valutazione dell’opera.