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Il senso di una fine
 
Il senso di una fine 2017-05-04 08:02:33 68
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
68 Opinione inserita da 68    04 Mag, 2017
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Analisi della memoria e del tempo....

Inghilterra, primi anni '60, quattro liceali, 4 amici, una storia solo agli inizi, una avventura destinata a cambiare le loro vite per sempre.
Tutto è cominciato a scuola, tra filosofia e letteratura, e con quella paura che la vita potesse rivelarsi diversa dalla letteratura stessa.
Tony Webster, la voce narrante, si è legato fortemente ad Adrian Finn, figura eccentrica, controversa, ammagliante, di una intelligenza non comune, ma ha amato anche Veronica, il primo vero amore, controversa, enigmatica, con una famiglia profondamente borghese, elitaria ed una madre che lo ha accolto e trattato da subito con benevolenza.
Poi una serie di tumultuosi accadimenti, la fine della relazione con Veronica, l' amore inatteso tra lei ed Adrian, una lettera piena di rabbia con un augurio nefasto, fino all' improvviso e del tutto inaspettato suicidio di Adrian accompagnato da dolore, incredulità, ed una vita tornata faticosamente ad una quiete protratta.
Dopo quarant'anni di silenzio un lascito improvviso, un misterioso diario, la possibile rinascita di un legame spezzato ( con Veronica ), la ricerca della verità. Nel frattempo un matrimonio sepolto da anni ( con Margaret ), una figlia, una vita costruita a casaccio, semplicemente successa, accumulando una riserva di ricordi.
Ecco riemergere possibili risposte non date, ipotesi plausibili ed una sola certezza. Gli accadimenti hanno determinato solo la verità delle impressioni ed i nostri ricordi non sempre corrispondono alla verità di cui siamo stati testimoni.
La memoria si copre di debolezza, e' ondivaga, varia con il tempo e con esso svanisce, perché esiste un tempo oggettivo, conteggiabile, ed uno interiore ( quello che conta ), insondabile, mutevole, schiavo di soggettività e sensazioni.
Ed allora qualsiasi tentativo di indagine di un passato nebuloso si scontra con la storia che...." e' quella certezza che prende consistenza là dove le imperfezioni della memoria incontrano le inadeguatezze della documentazione "... E la storia, forse, non è costruita sulle parole dei vincitori, ma sui ricordi dei sopravvissuti, ne' vincitori né vinti.
Tony cerca di interrompere il vano ripetersi dei ricordi, si chiede che cosa nasconda il misterioso suicidio di Adrian, di chi le colpe, sue, di Veronica, della famiglia, di nessuno...
Il nastro della memoria, e degli accadimenti, sovente nebuloso, riemerge con particolari diversi, nuovi, dimenticati, accantonati, rimossi, ma non sappiamo quale sia la verità, emerge solo quella profonda differenza tra gioventù e vecchiaia e quella inventiva che da giovani ci faceva immaginare un futuro diverso per noi stessi e da vecchi un passato diverso per gli altri.
Egli vive la nostalgia del ricordo di emozioni forti ed il rimpianto di sensazioni svanite, lentamente fa emergere una vita della quale non sapeva nulla, in cui non aveva mai vinto ne' perso, aveva lasciato semplicemente che le cose accadessero, così piena di ricordi accumulati, con una maturità raggiunta che non era senso di responsabilità, ma solo vigliaccheria.
Una vita che non era la sua, ma solo la storia che aveva raccontato agli altri ed a se stesso. Perché ogni vita non è solo somma o sottrazione, ma anche moltiplicazione, a cominciare dalle perdite e dai fallimenti.
Ed allora, la ricerca della verità e del senso di una fine diviene scoperta di un senso primario, o forse di un fallimento primario, la propria esistenza.
Nessuna certezza, solo insondabilita', ed il finale, sorprendente, complesso, enigmatico, ridiscute i termini della vicenda e pone il lettore di fronte ad una possibile scelta. Quale la verità?
Come i ricordi e la soggettività cambiano ed indirizzano la storia in cui siamo inseriti, e la documentazione e' deficitaria, e dopo tanti anni e' difficile affidarsi ai semplici fatti ed a prove tangibili, così l' imprevedibile epilogo si abbandona a svariate interpretazioni, capovolgimenti, risposte o semplicemente a nessuna certezza, neanche la propria.
Oggi ogni possibile risposta è scritta in ciò che siamo e siamo stati, nella nostra storia e nella singola percezione e lettura dei fatti.
..." C' e' L' accumulo. C'è la responsabilità. Ed al di là di questo, c' è il tempo inquieto. Il tempo molto inquieto "....
Un romanzo breve che nasce e si sviluppa come un saggio ( forma così cara all' autore ), che discerne di vita, di morte, di tempo, con tratti filosofici e psicologici che virano sul finale in un thriller psico-emotivo che aggioga il lettore. È stato vincitore del Booker Prize ( 2011) ed oggetto di molteplici dissertazioni e dispute sul senso che il finale gli attribuisce costruendone una nuova forma ed essenza.
La mia chiave di lettura si astiene dal dare una risposta e da qualsiasi ( possibile) interpretazione, mi fermo alla semplice analisi del testo, alla forma ed ai contenuti da esso espressi, e qui, pur considerandolo un buon romanzo, non mi pare ci troviamo di fronte ad un capolavoro.

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Commenti

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Bella presentazione, Gianni! Conosco l'autore solo di fama, e non so se valga la pena leggerlo. La valutazione che emerge dal tuo pezzo mi pare sia improntata a cautela.
In risposta ad un precedente commento
68
05 Mag, 2017
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Ciao Emilio, questo autore, forse, è sopravvalutato, possiede dei momenti di alta prosa ma anche lunghe digressioni cervellotiche e saggistiche, quasi guidasse i propri personaggi con mano esterna ed estranea, senza farli vivere e sentirli vividi, come solo i grandi scrittori sanno fare!!!!
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