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LA GIUSTA RAGIONE
In più di mille pagine di racconto pregno di storie, passioni, dolori e orrori le pagine che mi sono rimaste più impresse sono la prima e l’ultima, perché nelle prime pagine racconta del suo arrivo nella frenetica e sovrappopolata Bombay dove si scontra, immediatamente sceso dall'aereo, con un’ondata di calore e umidità che toglie il fiato e che ti attacca i vestiti addosso e che imparerà ad amare; l’ultima , senza fare spoiler, è la summa di questo viaggio incredibile che, anche se l’autore ha ribadito essere inventato, ripercorre esattamente le tappe della sua incredibile vita che gli ha per forza di cose ispirato questo racconto immenso e a me piace pensare che il sorriso di Prabaker fosse reale e che la vita avvolgente dello slum ricca di emozioni e di affetti e di senso di comunità così come viene descritta da Roberts sia esattamente quello che si può incontrare in un viaggio in India. Un libro pieno di amore, leggere un uomo che esprime il proprio amore in maniera cosi diretta verso un amico affermando di amarlo con tutto se stesso non è una cosa da poco.
Tra le tante vite vissute dal nostro Lin (ho sinceramente dimenticato il suo nome reale) fuggitivo ricercato australiano, quella vissuta nello Slum nel suo ambulatorio in veste di dottore è senza dubbio quella più piena. E’ emblematico il momento in cui torna nello slum in una delle sue tante visite e si rende conto della sensazione di casa che quelle strade gli trasmettono così lontana dalla prima sensazione di paura e ribrezzo con cui si era avvicinato la prima volta. Ecco, questa ritrovata sensazione è la stessa che provavo io leggendo; quanti pregiudizi abbiamo nel pensare che coloro che vivono in condizioni di povertà lontane dalle nostre vite borghesi non possano condurre una vita “normale” fatta delle nostre quotidiane abitudini solo con maggiore inventiva e meno comodità. E’ questa la più grande conquista a mio parere di questo meraviglioso romanzo, avvicinare alla normalità condizioni umane di vita al limite dell’accettabile, fatta di baracche senza intimità , spazi adibiti a bagni condivisi, lotte contro inondazioni , tutto normale , tutto facente parte del normale ordine delle cose.
E dopo mille avventure alcune particolarmente dolorose anche e non solo fisicamente, dopo aver conquistato i cuori della mafia indiana, dopo essersi follemente innamorato di Karla, donna dalla dubbia verità sempre al limite della menzogna, dopo aver lottato in Afghanistan al fianco di Kadherbai , uomo adorato e guida spirituale prima che guerriera, alla ricerca costante della propria identità ormai confusa tra i nomi e passaporti falsi, tra le mezze verità raccontate sulla vita pregressa, è solo nello Slum che Lin riesce a trovare un po’ di pace, dove riesce ad ottenere uno scambio sincero di affetto. La gente dello Slum lontano dai crimini efferati della Mafia indiana non scende a patti con essa nonostante possa rendere la loro vita solo un più semplice.
Leggere dell’India è stato davvero illuminante, paese pieno di odori e colori che l’autore, tramite Didier , uno dei tanti personaggi fuggito dalla sua passata vita per ritrovarsi in India, in una pagina molto divertente paragona alla nostra Italia: “Sia in India che in Italia ogni uomo diventa cantante quando è felice e ogni donna ballerina quando va a fare la spesa dietro casa. Per questi due popoli il cibo è musica nel corpo, e la musica cibo nel cuore”.
Rincorrendo tra le pagine l’avventura di Lin, ho dimenticato fosse un criminale, ho imparato a comprendere il suo animo umano sofferente che a causa di rocamboleschi giri che alla volta la vita fa, si ritrova ad essere un ricercato in patria, un fuggitivo nella sua nuova patria ma, nonostante tutto, con una eticità distinta che impressiona dapprima gli ignari amici indiani dello slum e poi i criminali che incontrerà nella sua strada. Non ho trovato dei grandi personaggi negativi al 100%, a parte qualche apparizione di poco conto, ma ogni personaggio è presentato con tutto il suo bagaglio di storia personale che in qualche modo è portato a giustificazione delle azioni compiute.
“Si può combattere una guerra in modo onorevole e mantenere la pace in modo riprovevole”.
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