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Il racconto di un'esistenza ritrovata.
Spesso sono felice è l’ultimo libro edito da Jens Christian Grondahl, uno dei migliori autori contemporanei , un romanzo che cattura il lettore fin dalla prima pagina.
Può una donna decidere di cambiare vita a settant’anni? Secondo Ellinor, sì. Anche se ha sempre lasciato che fossero le circostanze a scegliere per lei, appena rimasta vedova abbandona gli agi di un quartiere di lusso di Copenaghen, per tornare in quello operaio dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Il quartiere è cambiato: adesso ci sono prostitute e pusher, ma a lei non importa, le basta solo che dalle finestre della sua nuova casa si veda il portone di quella in cui ha vissuto da bambina. In una lunga lettera alla sua migliore amica, morta anni prima, Ellinor fa il bilancio della propria vita, segnata da inganni e tradimenti, da dolori e lutti, e da un grande, terribile segreto.
“La vita, qualunque vita, si riduce ad una manciata di fatti, quando finisce. Andare a letto con il marito della tua migliore amica e gli permetteste di trascinarti con te nella morte. (…) Del resto l’amore non sa, giusto? Ha solo il suo presente, finchè dura.”
Il libro si apre con queste parole, senza preamboli, senza tentennamenti, ma anche senza rancori. Ma dopo aver narrato una vissuta per tanti anni, quasi “un altro” da sé, è giunto il momento di pensare a lei, di non preoccuparsi più degli altri, e la protagonista dimostra di vivere bene con se stessa, ha solo voglia di mettere ordine. Racconta, così, l’indicibile: come è stata concepita, la sua infanzia difficile, il terribile segreto che si porta dietro da una vita, perché:
“Gli innamorati si arrogano il diritto con la forza o con qualcosa che la ricorda e non si sognano di dovere delle spiegazioni.”
Il romanzo è concentrato, ma non denso, lo stile sempre fluido e scorrevole: in un centinaio di pagine l’autore riesce a comunicare sensazioni ed emozioni di una vita intera, una esistenza che ne incrocia tante altre. Un romanzo sui sentimenti, narrato con brevità, ma con qualità. Il narrato di una delle più belle storie d’amore. La scrittura dell’autore, oltre ad essere essenziale, è poetica, delicata e lieve. Malinconica, ovviamente, trattandosi di una epistola ad un’amica da tempo scomparsa.
Spesso sono felice è un buon romanzo, che fa riflettere sul trascorrere del tempo, che lava via discordie e rancori, ma che acuisce la potenza dei segreti taciuti per troppo tempo; fa riflettere su cosa resterà di noi quando non ci saremo più, chi si occuperà delle persone che abbiamo lasciato, e chissà se qualcuno prenderà “il nostro posto” nel nostro piccolo mondo. Un bellissimo ritratto femminile che suscita emozioni forti, che trasmette serenità parlando di perdono.