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Guerra SENZA pace
Per chi ama la letteratura russa, potrebbe essere un romanzo interessante, specie nelle sue prime 300 pagine (e sono ben 700 pagine, non bazzecole); nelle prime 300 e poco più, il ritmo, infatti, somiglia molto a un Guerra e Pace ri-datato Anche Lev Tolstoj racconta la saga di famiglie russe, sebbene in altro periodo: qui siamo nel 1941 (il romanzo inizia il 22 giugno del '41 con l'avanzata dei Tedeschi sul fronte russo), Guerra e Pace, invece si ambienta ai tempi della campagna napoleonica in Russia (1812).
Hitler e Napoleone.
Due assalti alla Russia.
La saga di famiglie.
Sono elementi molto interessanti che si ripetono in qualche modo nei due romanzi. Ma Tolstoj è Tolstoj e la Simons, ahimé, non è esattamente Tolstoj.
L'elemento storico, con l'assedio di Leningrado assolutamente ben rievocato dalla scrittrice che più che alle armi e alle strategie riporta la fame, il freddo, i patimenti di una popolazione allo stremo, eppure orgogliosamente ancora "russa", è un aspetto letterariamente importante di questo libro, lo caratterizza e ne alza il livello, che altrimenti, duole dirlo, non sarebbe lo stesso.
E torniamo al punto nodale: Simons non è Tolstoj e imbarcarsi in un romanzo storico di 700 pagine non è un'impresa semplice, a meno di non utilizzare personaggi eccezionali, stile ineccepibile e talento fuori misura. La Simons non avrebbe potuto reggere la lunghezza del suo lavoro senza "cedere" a qualche "mezzuccio" commerciale, consumistico, molto poco sovietico, si potrebbe osare.
I due protagonisti della storia, Alexander e Tatiana, sono interessanti, deliziosa lei, ingenua e buona fino alla stupidità; audace e coraggioso lui quando si tratta di affrontare soldati tedeschi, un po' meno quando si tratta di affrontare la sua "vera" fidanzata per dedicarsi esclusivamente a Tatiana.
L'incontro tra i due alla fermata dell'autobus è forse il momento "romanticamente" più alto di tutto il libro: ma mano a mano che la storia si evolve (e le pagine aumentano) l'autrice è costretta (ecco il mezzuccio) a inserire delle scene piccanti, talvolta perfino ridicole, per riagganciare il lettore. Nel Libro Secondo, La Porta d'Oro, scadiamo nel romanzetto da ombrellone, pornografia da manga erotico e chi più ne ha più ne metta. La verità è che il romanzo è troppo lungo, su una storia tutto sommato piuttosto banale, che regge nella prima parte solo perché lo sfondo storico è ben dipinto. Nella seconda parte non regge e basta.
Sembra di leggere due libri intrecciati e si finisce per cercare continuamente quello scritto meglio dei due e non sempre è la parte dedicata ai protagonisti. Un libro interessante, poteva essere un esempio di letteratura in un'editoria inquinata dal marketing, invece è un esempio di romanzo commerciale, camuffato da romanzo storico all'ombra di Tolstoj e del Cavaliere di Bronzo.
Il voto 3 vale solo per la prima parte del romanzo, la seconda parte meriterebbe i numeri negativi.