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L’illusorio ideale d’una terra promessa
Pubblicato per la prima volta nel 1973 e edito solo ora in Italia da Feltrinelli, “Tocca l’acqua, tocca il vento” è un romanzo-non romanzo, un’opera in cui l’autore, Amos Oz, si serve dei personaggi per esprimere il suo pensiero filosofico sulla natura dell’essere, in un linguaggio spesso immaginifico, che sembra talvolta procedere a singhiozzo, con frasi brevissime e un uso frequente di punti fermi, raccogliendo così l’eredità di Marquez e di Joyce al tempo stesso.
Ciò che rende assai originale questo libro non è, tuttavia, solo lo stile così particolare, ma è la stessa figura dell’ebreo in fuga dalle persecuzioni in atto nell’Europa degli anni quaranta, che si allontana da ogni stereotipo a cui la letteratura ci ha abituato. Pomeranz, il piccolo orologiaio polacco con la passione per la musica e la matematica, abbandona la moglie e il suo paese, in cerca di un mondo migliore, in cerca di quel mondo ideale che egli identifica con Israele, con la terra promessa. La sua scelta lo allontana da Stefa, la bella moglie che subirà le prevaricazioni e le violenze degli oppressori russi, che la costringeranno a collaborare con loro. Non c'è tuttavia ombra di pietismo in questa narrazione. Ciò non significa che nel trattare vicende e personaggi ci sia un freddo distacco, quanto piuttosto una esplicita volontà di metterne in risalto la dignità.
In questo fiducioso e illusorio viaggio verso una terra che possa restituirgli la pace, Pomeranz, che ama definirsi figlio di vergine, con un chiaro riferimento alla figura di Cristo, matura quelle idee filosofiche alle quali lo aveva iniziato la moglie Stefa, idee che ci riportano con tutta evidenza alle teorie ontologiche di Heidegger, suo maestro. E dunque i personaggi di questa vicenda hanno una opinione soggettiva del tempo: “ Anche gli oggetti materiali, a sondarli nel profondo, non sono che vaga sembianza. In breve: le idee non si potranno mai cogliere con i sensi né i corpi concreti afferrare con il pensiero. Ne consegue che nulla esiste.” Pomeranz percepisce il suo stesso corpo come un’energia passeggera.
E’ così dunque che Oz rappresenta la disgregazione dell’anima e del corpo dell’ebreo degli anni quaranta, così descrive la perdita di quella integrità spirituale e psicologica che ha reso più difficile la possibile realizzazione di un mondo poggiato su basi concrete. Ed è in questa prospettiva che si può interpretare anche il titolo di questa opera: Tocca l’acqua, tocca il vento, acqua e aria, due elementi essenziali alla vita, che rischiano in ogni istante di sfuggire se non trattenuti con saggezza e prudenza.
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