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Testa o cuore?
“Non so cosa mi riservi ancora il Signore. Ma prima di morire voglio narrare la storia del giorno in cui Lajos venne per l'ultima volta a trovarmi e mi spogliò di tutti i miei beni”. E' ormai anziana la donna che rievoca in un lungo flashback l'evento che sconvolse la sua vita: il ritorno dell'uomo a cui da sempre e per sempre è rimasta legata in un vincolo soprannaturale e demoniaco: “Ho fatto di tutto per mettermi in salvo. Ma il nemico continuava a seguirmi.” A quarantacinque anni Eszter è ancora un'avvenente signora circondata dalla stima e dall'affetto di poche ma fidate persone e vive serena insieme alla governante Nunu nella casa che ha ereditato dal padre. Un telegramma annuncia il ritorno di Lajos e “come una sonnambula” Eszter viene svegliata all'improvviso da un dormiveglia durato vent'anni. L'incontro, tanto atteso quanto insperato assume ben presto le caratteristiche di uno scontro, di un duello dal quale uno dei due uscirà vincitore e l'altro sconfitto. Come se il tempo non fosse mai trascorso, Lajos “riemerge dal passato per annunciare con voce commossa, di voler mettere a posto ogni cosa”, di essere ancora innamorato di Eszter, anzi, di averla sempre amata nonostante ne abbia sposato la sorella Vilma, ormai morta. Eszter, incredula, cerca di controbattere, ma Lajos incalza, passa dalle lusinghe alle accuse, dal ruolo di carnefice a quello di vittima in un crescendo di tensione e colpi di scena. Come comportarsi di fronte alle proposte di Lajos? Decisione non facile da prendere per Eszter, perché Lajos non è solo un amante apparentemente devoto, è anche e soprattutto uno scialacquatore, un inconcludente, un donnaiolo e un approfittatore. E questo Eszter lo sa, ma sa anche quanto “le decisioni fatali, quelle che determinano il profilo caratteristico del nostro destino siano molto meno consapevoli di quanto supponiamo”. Cosa è giusto seguire nella vita? Il cuore o la ragione?
Marai è un maestro nel delineare personaggi ambigui, poliedrici, ammalianti. I dialoghi (spesso monologhi) sono degni del copione di un dramma pirandelliano, in cui ognuno mostra la propria verità, perché una verità assoluta non esiste. Sta a noi lettori giudicare: condannare o assolvere secondo la nostra coscienza.
Dopo Le Braci (stupendo) volevo leggere altro di Marai e L'eredità di Eszter non ha deluso le mie aspettative. Mi ha incollata alle pagine dall'inizio alla fine in un crescendo di suspance, mi ha fatto riflettere, ma soprattutto mi ha lasciato un interrogativo in sospeso. Alla chiusura del libro mi sono chiesta: e io cosa avrei fatto al posto di Eszter? E' proprio vero che “gli amori infelici non finiscono mai”.
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Ciao, Manuela
Elena
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Marai è uno dei miei scrittori preferiti, ma non ho letto questo libro. Non ho dubbi sulla qualità, avendo molto apprezzato testi come "Le braci", "La donna giusta", "La sorella"... : opere il cui livello è molto alto.