Dettagli Recensione
La scrittura crea, distrugge...ma non ripara.
Grandioso.
Un McEwan in grandissima forma.
Quando un autore riesce a creare un personaggio tanto odioso quanto indimenticabile, allora vuol dire che è riuscito nell'impresa più difficile per uno scrittore.
E Briony è uno di quei personaggi che io non ho amato, ma che non dimenticherò mai.
E mai perdonerò.
A dispetto del titolo, non c'è nessuna Espiazione.
Non esiste alcuna possibilità di rimediare a determinati errori.
Ma, sopra ogni cosa, non esiste "perdono"...né da parte di chi ha subito, né da parte di chi è stato causa di tanto dolore, di sconvolgimento, di distruzione.
"Perdonarsi" è ancora più difficile che perdonare...si può convivere con i sensi di colpa, si può diventare bravissimi a sopportarne il peso, ci si può fingere distratti, occupati, perfino accidentalmente felici, ma il mostro è sempre lì, insediato tra le pieghe della tua pelle.
E quando pensi di avere armi e forza sufficienti a sconfiggerlo, poi ti rendi conto che è dentro di te, fa parte di te...e per uccidere lui, dovresti uccidere anche te stesso.
Ma sto divagando...
McEwan ha la rara capacità di inchiodarmi alle sue parole, gli consento descrizioni lunghissime e dettagliate (cosa che non permetto a tanti altri)...forse perché percepisco, nella sua scrittura, una costante, sottilissima e persistente, nota sensuale.
Ma si tratta di una sensualità che prescinde dalla scena raccontata, una sorta di "sensualità della parola"...
Immagini così nitide da risultare accecanti nella loro bellezza e tragicità: un amore appena nato consumato in una biblioteca in penombra, una gamba su un albero, il delirio di un giovane soldato che toglie lucidità anche in chi legge...
E poi c'e la forza delle parole...parole apparentemente semplici, ma portatrici di sentimenti caleidoscopici: "Sí, ho visto", "Torna da me, ti aspetterò"...parole che possono rovinare delle vite e parole che mantengono in vita.
Con questo romanzo McEwan esalta il potere della scrittura: la scrittura crea e la scrittura distrugge...ma non ripara.
Non in questo caso.
L'ultima parte, geniale nella struttura, l'ho percepita di una crudeltà inaudita e, allo stesso tempo, meravigliosa: illusione e disillusione nel giro di poche pagine.
Gioia e lacrime.
McEwan ci mostra l'onnipotenza di chi scrive, di chi sa scrivere, si prende gioco di noi.
E lo fa alla grande!
Avevo già visto il film, in realtà sapevo già tutto...eppure, per un attimo, ci ho sperato ancora.
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Molti autori che scrivono di guerra, in realtà, non l'hanno mica vissuta sulla propria pelle...
Non te ne pentirai, è un gran bel libro.
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