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Sotto scacco
Sul quadrante da sessantaquattro caselle bianche e nere si gioca una partita che va ben oltre le apparenze.
- “Definendo gli scacchi un gioco, non ci si rende già colpevoli di un’offensiva limitazione?” -
- “Un’architettura senza sostanza” - Non è forse vero che la danza dei pezzi di legno sulle celle, disegnata dalle loro traiettorie costruisce formidabili castelli, per quanto inafferrabili nella loro evanescenza, concreta solo nelle menti dei grandi scacchisti?
L’occhio dell’autore vede al di là di ciò che è scritto.
- “Dove ha inizio e dove finisce?” -
Il mio primo Zweig mi coglie di sorpresa con una novella semplice ma vibrante di significati arcani, con una scrittura lineare ma capace di evocare magistralmente le sfumature dell’animo.
Nella contesa animata dalle figure e dalle atmosfere del testo si colgono due elementi, che nella loro concatenazione sono emblematici della crisi, richiamando alla mente l’immagine dell’uomo che annaspa in balia dei flutti per poi annegare: prima la frenetica, esasperata lotta figlia dell’istinto di sopravvivenza, rappresentata dalle smanie del Dottor B, poi il soccombere, l’abbandono, la resa senza condizioni, la rinuncia ad offrire qualsiasi resistenza all’oblio.
Non è difficile immaginare che questo rappresenti l’ultimo scritto dell’autore austriaco prima del suo addio, e volendo spingere oltre l’analisi, ci si può leggere una sorta di allegoria del suo dramma esistenziale. Non c’è rabbia, non c’è condanna, né volontà di rivalsa, ma soltanto una profonda impotente amarezza.
D’altra parte, questa brillante novella, offre infinite chiavi di lettura alternative o piuttosto complementari.
Zweig, ad esempio, calca la mano sull’impossibilità di vestire il rozzo con abiti signorili. Czentovic è baciato dalla fortuna che gli fa dono di una dote degna della carrozza fatata di Cenerentola, capace di spalancargli le porte dell’alta società, eppure nulla può nel compiere il miracolo di trasformare il garzone ottuso e così la metamorfosi dell’anatroccolo sgraziato nel nobile cigno non ha luogo fra queste pagine. Czentovic è oggetto di scherno, non accettato dagli altri cigni come fratello, e lui stesso, figlio della polvere, sa di non esser parte di quello stormo, motivo per cui vola leale e sincero solo al fianco dei suoi simili, freddo, criptico ed altero invece, con i suoi nuovi pari.
Sullo scacchiere sono tanti i pezzi minori, ridicoli nella loro ridotta capacità d’azione, eppure sul finale è proprio il misero pedone a sbarrare la strada all’alfiere, a diventare determinante per il volgere degli eventi. Anche qui forse si cela una piccola missiva dell’autore, difficile dire se un tenue barbaglio di luce o, più in sintonia con le tonalità plumbee del testo, il sinistro rumore del chiavistello che blinda definitivamente il buio della cella.
In conclusione, merita una menzione lo splendido cammeo dedicato al piacere della lettura. Non potrà che mettere in vibrazione le corde più intime dei lettori entusiasti e appassionati…
- “Mi avvicinai e dalla forma rettangolare della sporgenza mi parve di capire cosa contenesse quella tasca: UN LIBRO! Cominciarono a tremarmi le ginocchia: UN LIBRO! Erano quattro mesi che non ne tenevo in mano uno, e la sola idea di un libro in cui vedere parole allineate, righe, pagine e fogli, di un libro nel quale leggere, seguire pensieri diversi, nuovi, estranei, pensieri da accogliere nel cervello, capaci di distrarre, aveva un che di esaltante e paralizzante allo stesso tempo.” -
Oltre a celebrare in modo sublime ed efficace la preziosità del LIBRO, questo piccolo brano offre la possibilità di apprezzare un assaggio della scrittura di Zweig, facendosi un’idea di questo indubbio capolavoro letterario.
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personalmente ho conosciuto Zweig tramite le recensioni di Qlibri, che spesso mi sono utili per fare nuove scoperte.
In questo caso sono rimasto entusiasta
e credo che approfondirò con nuove letture dell'autore.
Anch'io ho apprezzato molto,
ora sono curioso di conoscere meglio Zweig
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Non conosco questo libro del celebre autore. Forse però non è fra i suoi testi considerati migliori.