Dettagli Recensione
Brava gente
La prima cosa che colpisce del testo è la scrittura. Tutto passa attraverso i dialoghi, curatissimi alla Cormac. La cura vuole essere invisibile, non pesare in nessun modo sul testo per cui i dialoghi sono estremamente semplici, essenzializzati. Attraverso questa apparente semplicità l'autore riesce a far passare la vita non solo di una famiglia ma della comunità di Holt, rendendo l'idea di rapporti tra le persone molto positivi dove il male del mondo si insinua a fatica passando attraverso strade non di malvagità e di violenza ma soprattutto di diversità (Frank, il figlio omosessuale; la ragazza un po' troppo svelta, il commesso con le mani lunghe che si pente subito appena scoperto, la chiesa locale ipocrita a parte il prete). Insomma lo stile Cormac è applicato a una visione del mondo anti-Cormac, senza la violenza e la cattiveria di Cormac, ma con la dolcezza di A. Tyler. Il risultato è piacevole, rasserenante. Non è male vedere le cose in questo modo un po' ovattato ma forse non troppo, pensare che rapporti umani di questo genere sono, perchè no, possibili.
Il tutto reso lirico da una vena di malinconia che percorre il romanzo grazie soprattutto a uno dei protagonisti, Dad, negoziante in fin di vita, che guarda le cose con l'ottica di chi sta per lasciarle e sta stendendo un bilancio della propria vita.
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