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Il labirinto degli spiriti
 
Il labirinto degli spiriti 2017-03-07 12:34:29 AndCor
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Piacevolezza 
 
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AndCor Opinione inserita da AndCor    07 Marzo, 2017
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Un labirinto mortale, ma pieno di vita

Barcellona, fine anni Cinquanta.
Daniel Sempere non è più il bambino innocente che abbiamo conosciuto nei romanzi precedenti, e un velo di odio e rancore offusca il suo sguardo da quando ha scoperto parte della verità riguardo la morte della madre Isabella, "perché Sai di essere vivo perché fa male, perché all'improvviso tutto importa e perché quando quel breve istante finisce, il resto della tua esistenza si trasforma in un ricordo a cui cerchi invano di tornare finché ti resta fiato in corpo.". La moglie Bea e il fedele amico Fermín stanno tentando invano di dissuaderlo dalla sua sete di vendetta, ma Daniel non immagina minimamente la fitta rete di intrighi, soprusi, insabbiamenti e omicidi nella quale Isabella è caduta solo per amore, rappresentando un minuscolo ingranaggio di cui ci si è disfatti senza alcuna remora. E, non appena si immerge in quel complotto che muove le sue fila dai piani alti del Regime franchista, (ri)compare Alicia Gris, un angelo tormentato (ri)sorto e segnato a vita dalle macerie della guerra civile, ma determinato a caricarsi sulle spalle la responsabilità di (ri)portare alla luce la storia segreta dei Sempere-Gispert.
Anche se tutto lascia pensare che, ottenuta la verità, la cambiale da pagare si sporcherà di sangue innocente e di lacrime amare.

Finalmente, le situazioni e gli enigmi con puntini di sospensione vecchi di cinque anni possono trovare risposta, e l'impervio compito di dare un senso logico alle domande sinora rimaste incompiute è affidato proprio a questo romanzo. Domande che, a sorpresa, saranno inizialmente poste non a Daniel, bensì al nuovo deus ex machina Alicia Gris, figura pragmatica che calzerebbe a pennello in un Bildungsroman di Goethe o di Keller, che scompare da piccola fra i bombardamenti fascisti su Barcellona, riappare in quel di Madrid da donna fatta e immersa nel lavoro, per poi rientrare nuovamente nella città catalana grazie al richiamo di un libro tanto proibito quanto rarissimo. E, per quanto le loro storie possano sembrare lontane e poco accomunabili, l'anello di congiunzione ha un nome e un cognome: Fermìn Romero de Torres, il cui ruolo di primo piano non può che confermarsi fra sciovinismo eterosessuale e goliardia spesso vietata ai minori e alle persone di indubbia integrità morale.
Sullo sfondo, un registro linguistico variegato e il consueto stile fluido e brillante di Zafòn danno voce a personaggi di secondo piano altrettanto dettagliati e poliedrici, mentre una Barcellona dalle sfumature gotiche, ombrose e decadenti, ed "estranea ai timori e alle speranze dell'osservatore", offre libero spazio anche ai lati più reconditi e tormentati delle loro anime; in fondo, "Il mondo è semplicemente uno specchio di noi che lo formiamo ed è né più né meno che quello che noi tutti ne facciamo.".

Fra i contorni inebrianti del noir, del thriller, della commedia e dell'avventura, si giunge a un finale che definire 'mirabolante' e 'delizioso' è poco più che un eufemismo. E la degna conclusione di questa storia ce la racconterà un 'nuovo' personaggio inaspettato per tutti.
Volete sapere di chi si tratta? Dovete divorare solo 752 pagine per trovare la risposta alla prima di tante domande: prima partite, prima arrivate.

"Ci resta molta storia da vivere, Daniel, e quella che ci attende non è più roba da bambini."

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
"L'ombra del vento";
"Il gioco dell'angelo";
"Il prigioniero del cielo", tutti del medesimo autore.
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