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L’impresa eccezionale è essere normale
Ho deciso di leggere questo libro per curiosità, influenzato dalle innumerevoli recensioni positive trovate in rete, dal passaparola diffuso su social network e sui vari blog letterari. Conoscendo a grandi linee la vicenda narrata, ben sintetizzata dall’autore nell’incipit: “William Stoner si iscrisse all’Università del Missouri nel 1910………gli fu conferito il dottorato in Filosofia e ottenne un incarico presso la stessa università, dove restò a insegnare fino alla sua morte..” mi solleticava il pensiero di comprendere le ragioni di tutto questo successo, trattandosi della narrazione di una vita tutto sommato piatta, routinaria, forse anche banale, di un uomo che nasce, vive e muore senza mai allontanarsi dai luoghi della propria infanzia. Poi ho capito, proprio come nei versi di una celebre canzone, che “l’impresa eccezionale è essere normale”, e ciò che affascina è la facile similitudine e l’immedesimazione tra la vita di Stoner e quella di molti di noi.
Pertanto merito indiscusso al suo autore John Williams, nell‘essere riuscito ad emozionare e creare empatia nei confronti di questo protagonista. Ho trovato molto interessanti le parti del libro, in cui viene descritta minuziosamente la carriera universitaria di Stoner (ben conosciuta dall'autore che nella vita era infatti docente universitario): le lezioni, i seminari di letteratura inglese tenuti all’Università di Columbia nel Missouri- in cui l’autore dà sfoggio della sua conoscenza in materia, in particolare il periodo del romanticismo inglese-, i momenti di tensione e scontro vissuti con un collega professore. Le ho trovate pagine molto realistiche in cui sembra veramente di assistere come spettatori allo svolgimento della vita accademica, entrando ad esempio in punta di piedi nella commissione di valutazione riunitasi per decidere sull’ammissione al dottorato di uno studente.
Non mancano poi riflessioni significative così plausibili e comuni a molti esseri umani, riflessioni che almeno una volta nella vita ognuno di noi è portato a fare: “…Era arrivato ad un’ età in cui…gli si presentava sempre la stessa domanda…Si ritrovava a chiedersi se la sua vita fosse degna di essere vissuta. Se mai lo fosse stata...”. La vita di Stoner alternerà infatti episodi piacevoli ed inaspettati, a situazioni conflittuali e dolorose tanto nella sfera del lavoro quanto in quella privata, personale, in cui si staglia inevitabilmente il difficile rapporto vissuto con moglie e figlia.
In ogni caso, a giochi ormai fatti, sul letto di morte, il "bilancio di vita" di Stoner non può che definirsi positivo, come ben sintetizzato dall'autore: egli infatti ha potuto ambire a tutto ciò che aveva desiderato. Ha avuto amici, amore, una carriera complessivamente soddisfacente; tutti aspetti che ci portano inevitabilmente a provare una forte simpatia nei confronti di questo personaggio, normale ma allo stesso tempo così speciale.
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Penso che ogni persona 'comune' , se osservata da vicino, sia speciale. Sono gli omologati, la gente alla moda, a corrispondere tutti alla stessa tipologia.