Dettagli Recensione
Tra fantasy e noir
Shadow, dopo tre anni trascorsi in carcere per aver commesso un furto insieme alla moglie Laura e al suo migliore amico, Robbie Burton, è finalmente pronto a tornare alla vita di tutti i giorni. Poco prima del rilascio però gli viene comunicato che sia la moglie che l’amico sono morti, insieme, in un misterioso incidente stradale. Gli unici due appigli che gli erano rimasti, le uniche due speranze di un ritorno alla normalità dopo gli anni di “non-vita” trascorsi in prigione, vengono spazzati via in una volta sola. Sull’aereo che lo riporta a casa, Shadow fa conoscenza con l’enigmatico Mr. Wednesday che gli offre di lavorare per lui come bodyguard. Dopo qualche resistenza il nostro protagonista finisce per accettare.
Quello di Shadow però non è un lavoro che potremmo definire convenzionale, così come convenzionali non sono il suo datore di lavoro, nè i suoi compagni d’affari e tanto meno i suoi concorrenti. Wednesday altri non è che Odino, il Padre di ogni cosa, la somma divinità del pantheon norreno.
La sua missione?
Radunare, con l’aiuto di Shadow le antiche divinità che, approdate insieme alle varie popolazioni che sono giunte in America nel corso dei secoli, adesso non sono più venerate come un tempo e sono finite a vivere di espedienti.
L’obiettivo?
Muovere guerra alle nuove divinità che hanno preso il loro posto nel cuore e nella mente degli uomini: Soldi, Televisione, Media, Tecnologia, (rappresentanti della nuova era della globalizzazione) e acquistare nuovamente il potere perduto. Quello di Shadow è un viaggio in un’America con atmosfere da noir, a tratti volutamente grottesche così come grotteschi e molto “fumettistici” sono alcuni dei personaggi che, persa l’aura divina devono reinventarsi e agire, spesso al di fuori delle regole convenzionali, da bravi trickster (personaggi umani o animali antropomorfi, abili nell’imbroglio). Parallelamente alle avventure del protagonista abbiamo delle parentesi storiche (sempre in chiave romanzata) sui culti portati in America dalle varie ondate migratorie verificatesi nel corso dei secoli e che hanno dato vita a quella sovrapposizione di devozioni, miti, leggende che costituiscono il substrato multiculturale del Nuovo Continente. Ognuno di essi ha avuto una sua “età dell’oro” per poi venire surclassato dal nuovo, così come ogni cosa sulla Terra è destinata a nascere, mutare e perire per lasciare spazio a ciò che verrà dopo. In questo caso il vecchio è rappresentato dalle divinità ormai superate, mentre il nuovo da idoli immateriali che noi esseri umani abbiamo eletto al rango di divinità. Perché alla fine il nocciolo della questione è questo: è l’uomo ad avere in mano le redini della storia. “Se veniamo dimenticati siamo finiti”, dice Mr. Wednesday a Shadow. È l’uomo con le proprie idee, credenze e valori a dare forma al mondo che lo circonda e la memoria gioca un ruolo fondamentale in questo processo.
American Gods non è solo un fantasy che coinvolge perché ti porta alla scoperta di luoghi misteriosi e intriganti (così come i personaggi che li abitano) ma è molto di più; è un lavoro maturo, adulto, che ha diversi livelli di lettura. Fa riflettere perché ci sbatte in faccia in modo ironico ed arguto tutti i difetti dell’essere umano e sottolinea come la società in cui viviamo si sia evoluta, purtroppo, non sempre in modo positivo. Il romanzo non è esente da difetti come ad esempio il mancato approfondimento psicologico di alcuni personaggi, primo tra tutti (a mio parere) quello della moglie del protagonista. Tuttavia lo stile dell’autore, l’ironia, la ricchezza di dettagli, la fantasia, il coraggio di mettere mano all’enorme bagaglio culturale della mitologia non solo norrena ma egizia, africana, slava, irlandese, dei nativi americani, ecc.. rende American Gods un’opera interessante ed accattivante per gli appassionati di queste tematiche, e non solo.