Dettagli Recensione
Padri e figli.
Con “La donna dai capelli rossi” Orham Pamuk offre al lettore un’opera che fa del rapporto padre-figlio il fulcro centrale, perno a cui si aggiunge un dipinto multicolore di quella che è la società turca con tutte le sue contraddizioni ed evoluzioni.
Cem, il protagonista, è soltanto un ragazzo quando l’elaborato ha inizio, un giovane che si vede privato della figura paterna a causa di quelle che crede essere le sue idee politiche (in futuro scoprirà che in realtà vi è ben altro oltre che a questa motivazione). Discreto studente in procinto di cimentarsi negli esami di preparazione all’università, durante l’estate si dedica al mondo del lavoro, inizialmente in una libreria dove matura il sogno di scrivere e dove si avvicina alla letteratura, di poi nella creazione di pozzi con Mahmut Usta, uomo con cui condividerà soltanto un mese della sua esistenza ma che di fatto interpreterà ai suoi occhi il perenne ruolo di genitore.
«Abbiamo tutti bisogno di un padre forte, deciso, che ci dica cosa possiamo e non possiamo fare. Perché? Perché è difficile decidere cosa è giusto e cosa no, cosa è morale e corretto e cosa è giusto e cosa no, cosa è morale e corretto e cosa è immorale e sbagliato? E perché abbiamo un continuo bisogno di sentirci dire che non siamo colpevoli, che non siamo dei peccatori? Il desiderio di una figura paterna è costante o si affaccia nei nostri cuori solo quando abbiamo le idee confuse, il mondo sembra crollarci addosso e siamo depressi?» p. 152
Gli anni passano, Cem è ora ingegnere nonché marito. Eppure, il senso di colpa per quell’errore, non lo lascia mai, eppure quella passione adolescenziale, quell’amore per quella teatrante dai capelli rossi continua a far capolino nella sua mente. Infine, la rivelazione, infine l’inversione dei ruoli, infine la consapevolezza di un doppio triangolo amoroso tra presente e passato, ed ancora, tra la figura del genitore e della prole.
Il tutto si snoda percorrendo il legame padre-figli nonché mediante l’utilizzo del desiderio, attraverso i propri sogni e le proprie speranze spesso infrante, di mutare il proprio destino. Non solo, ad avvalorare l’opera e le riflessioni del lettore contribuiscono i continui riferimenti letterari (fra i tanti vedi " L' Edipo Re " di Sofocle e " Rostam e Sohrab " tratto dal " Libro dei re " ) religiosi (al Corano, alle posizioni laiche), politici (guerra fredda, comunismo) ed economici (povertà, volontà di arricchirsi, voglia di riscatto).
Molteplici dunque i propositi che Orham Pamuk si prefigge di evidenziare in questo suo ultimo lavoro. Purtroppo però non sempre gli intenti raggiungono il loro obiettivo. La ricostruzione meticolosa, puntigliosa dei fatti, delle considerazioni letterarie rallentano la lettura dello scritto che fatica ad arrivare, soprattutto nella sua prima parte. Inevitabile è chiedersi cosa il turco voglia dire, cosa voglia trasmettere, tanto è ovattato il messaggio. Ed anche quando la consapevolezza giunge con tutta la sua forza, arduo è andare oltre la superficie, oltre la scorza. Complice di ciò anche una scrittura leggera, che conduce ma non accarezza, coinvolge.
In conclusione, “La donna dai capelli rossi” è un testo che conquista soltanto in parte, un libro che inizia con le migliori delle intenzioni ma che, almeno secondo il mio modesto giudizio, non riesce pienamente a sviluppare il suo potenziale lasciando perplesso l’avventuriero conoscitore.
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