Dettagli Recensione
Acerbo
Non mi è sembrato un libro letterariamente ineccepibile, per la presenza di ripetizioni, periodi prolissi e derapate sentimentali.
In questo romanzo d'esordio la prosa della scrittrice non è sempre centrata e a volte si indugia su concetti su cui sarebbe stato opportuno soffermarsi senza esagerare: il caldo di un'estate particolarmete torrida (concetto ribadito al punto da far sbuffare anche chi legge), le troppe chiacchiere con relative beghe tra colleghe in ufficio, la forma, il colore e il nome dei fiori.
In questo contesto il filone giallo, inserito senza che venga ben chiarito dove si voglia andare a parare, finisce per sembrare solo un espediente usato per rendere più interessante la narrazione.
Non mancano pagine ben scritte, pacate e taglienti, che annunciano la cifra stilistica più matura della Strout. Impeccabile, per esempio, il ritratto psicologico delle due protagoniste, madre e figlia adolescente, e di alcuni personaggi secondari, soprattutto il professore di cui la ragazzina si innamora, figura ambigua liquidata troppo presto.
Una certa frettolosità a scapito dei contenuti si nota anche nella parte finale della storia, molto “americana” e carica di buoni sentimenti, mentre le ultime righe, che toccano tutte le possibili corde del cuore – soprattutto quelle dell'amore materno – sono indubbiamente ben confezionate, ma ricordano più che altro un buon esercizio di stile.