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Noi siamo americani!
Tutto ha inizio quando il contenuto del seminterrato dell’hotel Panama torna alla luce dopo molti anni. Tutti sono in attesa di vedere cosa la nuova proprietaria dell’albergo possa aver trovato nascosto li, per destare tanto stupore..ma quando emerge.. in mano porta un ombrello, ma non un semplice ombrello, ma un parasole giapponese. Come mai si trovava là sotto?
Tutto quello che Henry aveva sotterrato nel suo cuore, alla vista di quel semplice parasole, si smuove e ricordare quello che ha cercato di dimenticare ridiventa ancora una volta impossibile e la sua memoria che con il passare del tempo è rimasta lucida non può far a meno di tornare agli occhi giapponesi di Keiko.
Questo romanzo racconta quello che molti, inclusi i protagonisti, hanno voluto dimenticare. Il libro alterna presente e passato, un passato che ricorda gli anni durante la seconda guerra mondiale, quando avere gli occhi a mandorla in America non era “proprio sicuro”.
Henry è cinese e ha dodici anni, e il padre pur essendo un nazionalista convinto, vuole che il figlio venga considerato americano. Henry quindi si ritrova a essere evitato dagli altri bambini cinesi che lo chiamano “diavolo bianco” e odiato dai compagni di scuola bianchi che lo considerano giapponese al punto che è costretto a indossare un distintivo con la scritta “Io sono cinese”. La sua vita è un incubo, finché l’incubo non viene condiviso con Keiko.
Solo che a un certo punto “Il conflitto che era parso così lontano tutto a un tratto sembrava più vicino che mai”. “Durante la guerra, la comunità giapponese venne evacuata, in teoria per la sicurezza dei suoi membri, i quali ricevettero solo pochi giorni di preavviso, quindi vennero costretti a entrare nei campi d’internamento, situati in aree isolate della regione. Un senatore dell’epoca - se non sbaglio, era il rappresentante dell’Idaho – li definì “campi di concentramento”. No, non erano dei posti terribili come quelli, tuttavia fu un’esperienza che cambiò la vita di molte persone”.
Jamie Ford con la sua penna dà voce a una storia che non “è stata molto sotto i riflettori”. Abbiamo sentito spesso parlare di queste cose accadute in altri paesi, ma su questa sono pochi gli autori che si sono pronunciati. Va detto che la storia è rimasta in ombra anche “a causa” dell’orgoglio giapponese che non voleva più sentirne parlare.
“Il gusto proibito dello zenzero” è un libro intenso che affronta argomenti importanti come il razzismo, il nazionalismo, la solidarietà, l’identità culturale e l’amore oltre il colore della pelle. Lasciatevi affascinare da queste pagine, non ne rimarrete delusi.
Buona lettura!