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Claustrofobico
Il romanzo è ben scritto e ricorda vagamente il Giro di vite come tipologia di storia. Il racconto è fanta filosofico ambientato in un'isola sperduta con un museo, una piscina e un paesaggio bello ma ostile. Un posto pieno di vipere, dove pure la piscina è piena di vipere e uccelli morti. In mezzo a tutti questi segnali di morte nascono storie d'amore anche loro morte, cioè a senso unico. L'unico modo per imprigionare l'amata sembra essere catturarne l'immagine (grazie a un'invenzione) rinunciando alla realtà della persona. La cosa affascinate è la realtà dell'immagine, più reale del reale, che trattiene persino l'anima della persona sostituendo totalmente la realtà anche se in modo ossessivo e freddo. Il romanzo lascia appunto questo senso di gelo, di distanza, di impossibilità dei rapporti umani, di mancanza totale di calore e di comunicazione. Si ha l'impressione di essere di fronte a statue che si muovono e che avranno pure un'anima ma in realtà non pare, L'impressione è di una eterna prigione.