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Il senso di una fine
Una lenta atmosfera di decadenza accompagna l' incedere di questo breve romanzo, il racconto della vita di un uomo semplice, ex sottufficiale di carriera, che lascia un mondo di ordine e disciplina per accasarsi nel distretto di Zlotogrod, ai confini dell' impero, come verificatore di pesi e misure.
È un compito ingrato, inviso ai più, laddove gli assassini ed i rapinatori non sono molti ma tutti sono imbroglioni.
Il suo nome è Anselm Eibenshutz, un uomo robusto, integerrimo, forte e probo, soprattutto probo, severo e buono ad un tempo. È completamente devoto allo Stato, alla legge, al peso ed alle misure. Giunto in una nuova terra capisce che lì si compirà il proprio destino, un triste destino, e che tutto finirà ( perché tutto è già morto ).
Sin dall' inizio respira un senso di isolamento accresciuto da un matrimonio di non amore, una solitudine diurna e notturna, consuetudine e ripetizione di gesti e parole svuotate.
Devoto ad un ordine precostituito ( l' arma ) ed ormai destituito, nella periferia ( ci troviamo in Bosnia ) di un impero in disfacimento, scopre come tutti imbroglino tutti non per sete di guadagno ma per il semplice piacere di farlo. I negozianti lo odiano, perché lo temono, lui che non solo non imbroglia, ma tratta con indifferenza i raggiri di cui è vittima.
Di fronte a lui si susseguono una serie di commedianti della vita, in primis Jadlovker, uomo crudele, disonesto, truffaldino, che considera indistintamente ogni uomo bugiardo ( specchio di se' ) e con ciascuno recita la commedia dell' onesta'.
A Zotlogrod le stagioni scorrono rigide, insensibili agli afflati umani, ed il disgelo primaverile segue rigidi inverni ed annuncia torride estati.
Eibenshutz soppesa, misura, in nome di un ordine dimenticato laddove oggi regnano solo caos e dissolutezza, in primis dentro di se', confuso, immalinconito, smarrito in un luogo non luogo, con una moglie fedifraga che darà alla luce un figlio frutto del proprio tradimento.
Poi una luce ed un calore improvvisi, quasi un atto di beatitudine, perché anche i funzionari sono esseri umani, materializzatasi nella grazia selvaggia di Euphemia, ed in quel ripetuto tintinnio dei suoi orecchini dorati. Ecco crescere ed alimentarsi una ossessione d' amore, ed un altro se' incredulo, combattuto, rigenerato, o semplicemente innamorato, con una progressiva dissolutezza privata ( a sua volta diverra' negoziante ) contrapposta ad un irrigidimento del proprio ruolo di pubblico ufficiale.
Ma ben sappiamo che le gioie più effimere e le passioni più sfrenate per lo più svaniscono e quanto il tormento della solitudine sia sempre in agguato.
Ed allora, mentre morte ( colera e peste ) e miseria si fanno quotidiana presenza, circondati da contrabbandieri, ladri, truffatori, assassini, smarrito ogni senso e fine, si vive in un' agonia del presente, in fondo aspirando alla morte.
È in questo preciso istante che Eibenshutz ha la sensazione che Dio e gli uomini l' abbiano abbandonato.
Generalmente ..." gli uomini per lo più muoiono senza sapere un solo granello di verità su se stessi. Ad alcuni, però, è dato di conoscere che cosa sono realmente, all' improvviso, e ne rimangono spaventati. A questo genere di uomini apparteneva il verificatore Eibenshutz "...
In un estremo e paradossale ribaltamento di ruoli, tra sogno e sospiro di eternità, divenuto commerciante, sa di avere usato pesi e misure sbagliate, false, ma che cosa ci può fare, è sempre stato così, ha agito come tutti i negozianti di Zotlogrod.
Di fronte al " grande Verificatore", il colpo di scena: .." i tuoi pesi sono tutti falsi, eppure tutti giusti, perciò non ti denunceremo....".
Quale la verità oltre la maschera della verità? Solo un inganno come la vita medesima, con un destino segnato. Di se' non rimane niente, dimenticati dal flusso del tempo, mentre gli uomini continuano a trascinarsi tra false speranze, partenze, promesse ed inganni, e la natura segue il suo corso, gaia ed imperturbabile, e fredde ed argentee, di un argento quasi odioso, splendono le stelle nel cielo.
In " Il peso falso " vi è un ultimo Roth, ormai giunto al tramonto letterario, sempre con il dono di una scrittura lineare ed essenziale, ma fortemente espressiva che conserva e trasmette sin dalle prime righe la tragicità ed il senso di una fine, di un ordine ormai decaduto e di uno smarrimento profondamente umano nella complessità della storia .
Eibenshutz ne è voce suprema, impersonando e scandendo un senso di vuoto e di malinconica presenza, immerso in un ultimo, disperante, vano tentativo ( già inizialmente fallito ) di difesa e ricostruzione di una vita in uno scenario di falsificazione e menzogna già norma e destino inappellabile.
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