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Epilogo imminente e rinascita insperata
...." Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me. Cosa? In che senso? Nel senso che siamo tutte e due soli..." Così Addie Moore si presenta alla porta di casa di Louis Waters, da anni suo vicino, in una visita sorprendente, inattesa, ma bene accetta.
L' incipit di " Le nostre anime di notte ", ultimo ( prima della sua morte ) breve romanzo di Kent Haruf , ne è anche la sinossi, il titolo ne esprime il contenuto.
Una trama scarna, silenziosa, prevalentemente notturna, che fa dell' animo e delle connessioni relazionali dei due anziani protagonisti il tema principe del racconto.
Entrambi sono settantenni in pensione, ex insegnanti ( appartenenti alla middle class ), hanno vissuto tra affetti sottratti ( la morte dei rispettivi coniugi ), turbolenze ( il rapporto conflittuale con i propri figli, i tradimenti ) e rimpianti ( un lavoro non propriamente soddisfacente ).
Sullo sfondo l' immaginifica cittadina di Holt, già protagonista della " Trilogia della pianura " ed i suoi abitanti, radicati in un tradizionalismo e perbenismo che si muove tra dubbi, diffidenza e poche certezze consolidate.
Addie e Louis iniziano ed alimentano il proprio percorso di conoscenza in un letto, ( ma non a fare quello che tutta Holt pensava che facessero ), in un' intimità progressiva e crescente.
Senza legami profondi, ormai all' epilogo della propria esistenza, non hanno nulla da perdere, ne' si preoccupano di quello che la comunità potrebbe pensare, vivono di solo presente.
Quel letto, dove al buio trascorrono le proprie notti, stanchi, acciaccati, diviene luogo della memoria e di confessioni insperate, avvicinamento ( solo progressivamente fisico ) di due anime denudate, di solitudini finalmente condivise, per anni sfioratesi, incrociatesi, ma sempre a relativa distanza.
È l' inizio di un viaggio temporale, la ricostruzione di due percorsi di vita diversi ma simili professionalmente ed idealmente, con un approdo condiviso, la solitudine affettiva.
È un flusso di coscienza con una ineluttabile maturazione, l' accettazione del passato, nel bene e nel male, consapevoli che ogni giorno che resta non è che un dono.
La progressiva intimità e l' innamoramento hanno il sapore della semplice quotidianità, fatta di esperienze ed affetti condivisi ( si pensi al bellissimo rapporto instaurato con Jamie, il piccolo nipote di Addie James ).
È non solo l' unione di due cuori solitari, perché ..." la vita non era andata bene per nessuno dei due, quantomeno non come ce la aspettavamo..." ma la creazione di una famiglia dalle ceneri di un passato che non era mai stato sentimentalmente pienamente vissuto, per la propria insipienza, per una certa noiosa routine e per tragedie famigliari improvvise.
Addie è una donna passionale, genuina, piena di vita, Louis è posato, riflessivo, attendista, si lascia condurre, ma il viaggio e la scoperta di un legame profondo si lega all' imprescindibile.
La mera apparenza, l' avversione ed il sospetto della comunità, i contrasti con l' egoismo dei propri figli, il desiderio e la necessità di continuare a vedere le persone amate, porrebbe un veto alla relazione ( nel frattempo divenuta anche fisica ), ma sarebbe una coercizione ed una morte prematura.
Il potere delle parole e dei sentimenti, della propria storia, l' intimità raggiunta, contrasta con l' immaginario collettivo e con i semplici pettegolezzi ( della comunità di Holt ) o con il preservare una famiglia che non esiste ( se non negli occhi di Gene, il figlio di Addie ), il vero e solo nucleo famigliare è il loro. Nessuna separazione può essere definitiva, prevale l' urgenza e la necessità di vivere intensamente il proprio sentire.
" Le nostre anime di notte " ci consegna un Kent Haruf totalmente indirizzato all' aspetto relazionale, riducendo gli elementi esterni ed estranei.
Holt e la propria comunità, come lo scorrere delle stagioni, a differenza che nella " Trilogia della Pianura " è puro elemento decorativo, manca volutamente di forza espressiva e di presenza ( anche se vi sono due citazioni di personaggi ed elementi della Trilogia ), è l' animo umano a divenirne ancor più simbolo e manifestazione suprema.
La percezione della fine dell' esistenza è magistralmente rappresentata da atmosfere notturne, attese, silenzi, gesti rallentati, da una narrazione scarna, dialoghi semplici ed espliciti, dal sottolineare ogni singolo gesto e parola.
Una sospensione temporale aleggia sulla narrazione, e quelle mura domestiche accolgono l' interiorità e l' intimità di due cuori solitari.
Rimane la delicatezza dell' autore, e la propria forza espressiva nel pronunciare e dare significato alle parole, scandendone i contenuti.
Soprattutto vi è la certezza ( da parte di Haruf ) di essere sul viale del tramonto, allontanando rimpianti, attese, egoismo, perché ormai è passato troppo tempo e questa è..." stata semplicemente la nostra vita..."
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Commenti
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Il tuo bel commento non fa che confermare il mio interesse; anche se mi sembra di capire che, per qualità, consigli, a chi non conosca ancora quest'autore, di iniziare dalla Trilogia.
Grazie, Manuela
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