Dettagli Recensione
Una buona lettura
Avevo già letto un altro romanzo di Marc Levy – “Sette giorni per l’eternità”, mille anni orsono – e ne ero rimasta felicemente sorpresa. A distanza di molto tempo, mi è capitato tra le mani questo suo nuovo libro, che a giudicare della citazioni di copertina – «il miglior libro che Levy abbia mai scritto» – sembrava promettere piuttosto bene.
Mi rallegra concludere che per una volta quei giudizi non erano messi lì soltanto a caso o per gonfiare le vendite. Non so se sia davvero il «miglior» libro dell’autore, ma certamente si tratta di un buon libro.
La storia è a sfondo prevalentemente amoroso, benché l’amore rappresenti perlopiù il compimento finale di ogni peripezia e, pur configurandosi come il principale filo conduttore della vicenda, non appare in ogni caso troppo ingombrante: è bandito qualsiasi tipo di smanceria, ma anche qualsiasi tentativo di erotismo palese e non ci sono grandi intrecci di coppie e amanti disperati. È il semplice e puro racconto dell’evolversi dei rapporti umani tra i protagonisti che si affollano – si fa per dire, perché non sono poi così numerosi – sulla pagina.
Alto tema portante è quello del viaggio: da Londra ad Istanbul, nel sorgere dell’anno 1951, Alice si allontana dalla sua città alla ricerca dell’uomo «più importante» della sua vita, seguendo quasi per gioco la predizione di una veggente incontrata al luna-park. Il suo non è tuttavia solo un viaggio-avventura, ma anche un viaggio-ritorno, un viaggio-scoperta. Qualcosa di sorprendente la sta aspettando: una storia un po’ dolce-amara che tutti sembrano nel frattempo aver dimenticato…
Lo stile è brillante, rapido e scorrevole. Le descrizioni sono perlopiù bozzettistiche, quasi impressionistiche. Tutto passa attraverso gli odori e i sapori dei luoghi che i personaggi incontrano di volta in volta. La narrazione si svolge in quasi in forma «cinematografica»: Levy non si dilunga mai in parti inutili, e anzi taglia e seleziona, ricreando un susseguirsi di «quadri» che per molti versi ricordano proprio le scene narrativamente brevi dei film.
I dialoghi sono estremamente ben articolati: i personaggi hanno una certa distinzione vocale e i loro discorsi si leggono con gusto e in genere col sorriso sulle labbra. Infine, sono costruiti ottimamente anche i rapporti fra i vari protagonisti, che conservano sempre una buona coerenza di parole ed azioni.
Giudizio nel complesso estremamente positivo. “La chimica segreta degli incontri” è un libro che si legge d’un fiato, al tempo stesso leggero e per certi versi agrodolce. Un libro che rilassa e fa sognare, una bella storia d’amore e d’amicizia, pura ed essenziale, riservata e piacevolissima.