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Borderlife
 
Borderlife 2017-02-11 12:48:38 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    11 Febbraio, 2017
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Liat e Hilmi

Liat e Hilmi. Israele e Palestina. Vivono a pochi chilometri l’uno dall’altra ma sono divisi da un abisso di pregiudizi e odio. Eppure nella multietnica New York, lontano dalla propria terra, possono essere solo due giovani ragazzi che si incontrano per caso un pomeriggio d’autunno e si innamorano all’improvviso.

Due giovani che, al di là delle paure e delle diversità, possono ridere insieme, cantare la stessa musica e sognare davanti agli stessi disegni blu. Possono stupirsi di avere nostalgia dello stesso sole, degli stessi fiori, dello stesso calore. E scoprire che, anche quando la rabbia e le ragioni del proprio popolo si infiltrano con violenza nei litigi, si può continuare a volersi bene e a prendersi cura l’uno dell’altro. Entrambi sanno perfettamente, però, che il loro è un amore proibito e provvisorio. Liat fa i conti con il senso di colpa verso la propria famiglia e le proprie tradizioni. Hilmi con la tristezza di essere un compagno da nascondere, di cui vergognarsi. La data del biglietto aereo del ritorno di Liat in Israele a segnare la scadenza in cui le loro vite si separeranno per sempre ed ognuno si costruirà un futuro diverso, da vivere alla luce del sole. Ma nei loro occhi c’è anche la stessa tristezza. La paura della fine, della lontananza, e quella non confessata di non avere il coraggio di crederci davvero.

E’ un romanzo molto descrittivo, dipinge scene di vita che si avvicendano lungo le stagioni e segnano le tappe di un tormentato amore. Sebbene a tratti la narrazione si perda tra mille dettagli, anche un po’ fini a se stessi, alcuni momenti riescono davvero a raggiungere picchi di profondo coinvolgimento, forse grazie all’esperienza autobiografica cui Dorit Rabynian ha saputo attingere per creare due protagonisti davvero vividi, di cui riusciamo a comprendere i sentimenti, le contraddizioni, l’angoscia. Un romanzo in cui però le emozioni si intrecciano sempre all’amarezza di una situazione socio-politica senza soluzione e alla tristezza di un destino già tracciato.

Molti lettori, come me, si sono avvicinati a questo testo a causa dello scalpore mediatico suscitato dalla decisione del Ministero dell’Educazione di Israele di proibirne la lettura nelle scuole, adducendo come motivazione il fatto che gli amori “misti” devono essere considerati una minaccia all’identità religiosa e culturale israeliana. Molti autori si sono mobilitati a favore dell’autrice. Tra tutte, le parole di Svetlana Aleksievic, riportate in copertina: “L’odio genera solo odio mentre l’amore ha la capacità di annullare i confini”, cui fa eco la domanda che Liat un giorno pone a Hilmi: “Dove si trova la linea di confine che separa Israele dalla Palestina?” Lui risponde: “Nella testa”.

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