Dettagli Recensione
Non del tutto soddisfatta
Terzo atto della saga “Le Sette Sorelle” e pur non avendo letto gli altri, la Riley non mi lascia in “balia delle onde”, ma subito mi fa entrare nella storia. Le Sorelle sono tutte figlie adottive di Pa’ Salt, il quale le ha trovate ognuna in un luogo diverso. Dopo tutti questi anni d’idillio ad Atlantis (Svizzera), alla morte del padre (molto sospetta), ogni sorella ha ricevuto una lettera e delle coordinate per risalire alle proprie origini. Questa volta tocca alla “Sorella Ombra” ovvero a Asterope (nome legato alla costellazione delle Pleiadi) ma da tutti chiamata Star.
Star ha un rapporto di dipendenza reciproca con la sorella CeCe, al punto che pur avendo quasi trent’anni oltre a vivere insieme, dormono ancora nella solita camera. Le parole di Pa’ Salt, sono chiare, vuole che Star prenda in mano la sua vita anche perché “La quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro”.
Star decide di seguire il consiglio e il primo indizio la porta davanti l’ingresso di una libreria che vende libri antichi e appena varcata la soglia, si trova davanti lo stravagante Orlando. Il secondo indizio è un nome, Flora MacNichol, cosa avranno in comune le due?
La Riley alterna passato e presente, se da una parte siamo nel 2007 con Star e il suo cambiamento interiore per uscire finalmente dall’ombra, dall’altro siamo nel 1909 e stiamo per conoscere la storia di Flora anche lei vissuta per molto tempo nell’ombra.
Sicuramente alle appassionate della saga, il mio voto avrà fatto un po’ storcere il naso, ma posso dire che la valutazione è motivata. Inizialmente l’approccio al romanzo è stato molto positivo, questa “Sorella” proprio mi piaceva; amante dei libri, della botanica e della cucina, davvero molte affinità con la sottoscritta. Ma quando andiamo a togliere queste passioni, quello che rimane è una ragazza che non ha mai vissuto la sua vita pur avendo ventisette anni. Una donna che fino a quel momento ha sempre condiviso tutto con la sorella e “di punto in bianco” decide di staccarsi da lei rimanendo però ambigua e senza mai affrontare di petto la situazione. Star si nasconde dietro gli altri, si espone poco in prima persona e se adesso non è la sorella a decidere per lei, ci pensano gli altri. Non ho visto il salto “dall’ombra alla luce” così netto. Amo le protagoniste schiette, le ambiguità non sono per me. Per quanto riguarda poi Flora, la mia delusione è stata quasi maggiore. Una donna che è sempre vissuta nell’ombra e ne ha passate molte, nel momento in cui doveva veramente far vedere di che pasta era fatta cede al compromesso e preferisce chiudere gli occhi invece di affrontare la realtà.
Se avessi dovuto valutare solo la prima parte del romanzo, il voto sarebbe stato sicuramente più alto. Parliamo di un romanzo di ben 640 pagine, che fino a metà mi aveva incantato e incuriosito. La Riley era riuscita a creare quell’atmosfera giusta che mi piaceva, con tutta quella campagna inglese sullo sfondo e il profumo dei libri antichi. Ma a un certo punto il suo saltare dal passato al presente invece di aggiungere, toglieva, lasciandomi insoddisfatta. Alcuni anni fa lessi “Il giardino degli incontri segreti” e rispetto a quello sicuramente la scrittrice è maturata ma manca ancora qualcosa.
A Hollywood hanno già deciso che questa diventerà una serie Tv, fossi in lei mi sentirei un po’ condizionata e probabilmente lo è anche lei..
Dopo oltre 600 pagine tira via sul finale. Partita bene ma arrivata male. Se ancora ci fosse qualche dubbio sulle protagoniste..alla semplice domanda di una giornalista che gli chiedeva quale personaggio preferisse, la Riley ha risposto Orlando e Mouse…strano perché le protagoniste erano ben altre.
Buona lettura!
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Consiglio la lettura se non altro per continuare la saga delle sette sorelle