Dettagli Recensione
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Orchi, cani epilettici e Cous - Cous
Mi ritrovo a recensire questo romanzo dopo averlo letto alcuni anni fa, ma lo ho divorato talmente tante volte che lo conosco quasi a memoria. Effettivamente, andando a memoria, mi è difficile trovare un libro meglio riuscito tra quelli da me letti scritti dopo gli anni Novanta.
E non sto esagerando. Tutto in questo libro, semplicemente, FUNZIONA.
Funziona la prosa dell’autore, una narrazione ruvida, cinica, graffiante e al tempo stesso umana e mai meno che complessa e sapientemente architettata nell’utilizzo delle singole parole e nelle argutissime descrizioni.
Funziona la vicenda, un oscuro e surreale giallo la cui risoluzione lascia sbalorditi e al tempo stesso inorriditi
.
Ma più di ogni altra cosa funzionano i personaggi, un universo multiforme e brulicante di un’umanità al tempo stesso surreale e profondamente calata in una socialità mai così viva, complessa e verosimile.
Ecco dunque il protagonista, lo sfortunato Malaussene, insieme alla sua sgangherata e composita famiglia, con i suoi innumerevoli fratelli e sorelle minori nati tutti da stessa madre ma da padri diversi; ecco un corpo di polizia che sembra venuto fuori da un telefilm; ecco i vicini di casa di un quartiere multietnico di cui sembra davvero di percepire tutte le sfumature di odori, colori, atmosfere…
Non credo sia un caso che il romanzo (così come i successivi della serie) sia scritto in prima persona. Solo nella mimesi profonda del protagonista riusciamo a cogliere un mondo surreale, magico e al tempo stesso crudo e feroce. La risoluzione dell’enigma (un antico orrore che torna a galla e miete vittime innocenti ma non casuali) è paradossalmente marginale nel testo.
Pennac dà l’impressione di poter essere letto comunque, indipendentemente dalla vicenda che ci sta raccontando.
Non è cosa da poco.