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Quel che resta di una vita
Romanzo fortemente e sentitamente inglese che delle radici culturali dello scrittore sviluppa solo la meticolosità dei dettagli e le riflessioni ovattate del protagonista.
In effetti lo stile di scrittura, attento e acuto, si amalgama perfettamente al "flusso dei pensieri" del personaggio principale, Mr Stevens, mentre ripercorre, in prima persona sotto forma di diario, le vicende della sua vita a servizio di Lord Darlington presso Darlington Hall.
Siamo di fronte ad un elucubrante viaggio interiore, che riaccende ricordi personali e ripercorre gli avvenimenti più significativi; esso si realizza durante una traversata in automobile per raggiungere la costa occidentale dell'Inghilterra, la Cornovaglia, dove lo attende Mrs Kenton, ex governante, anni prima, nella stessa casa.
Attraverso questo spostamento terreno, accompagnato da un senso di libertà che non gli è proprio perché provato per la prima volta nella vita, si entra in contatto non solo con l'uomo ma anche con i luoghi di passaggio che, sfiorati dal suo sguardo, acquisiscono una patina nostalgica color seppia.
Mr.Stevens ha fatto della dignità e della professionalità lo scopo della sua vita a tal punto dall'essersi trasformato quasi in un robot, sopprimendo azioni volontarie, pensieri propri ed emozioni intense, e divenendo così un uomo dai tratti esasperanti ed inquietanti.
Mr. Stevens "il maggiordomo" non lascia mai nulla al caso.
Un semplice sorriso di rimando ad una battuta del suo "Milord" è, da parte sua, oggetto di studio comportamentale.
Come suo padre prima di lui, ha perseguito un istinto interiore profondo che lo ha guidato e plasmato. "Tutti sono capaci di servire ma nessuno può farlo in modo assolutamente perfetto come un inglese".
Questo è un po' il leit motiv del romanzo.
È proprio per questo che muovendosi nella grande casa pensa e agisce da vero stratega. Tutto al proprio posto, nulla di intentato, massimo rigore.
In questo viaggio Mr Stevens acquisisce però una lucidità tutta nuova ed una lungimiranza inaspettata.
Un romanzo che rappresenta la voce del ricordo che parte in sordina e che alla fine ruggisce; è il resoconto sommario di una vita che, in un certo qual modo, grida e rivendica il tempo trascorso a servizio di un uomo che si rivelerà essere di dubbia moralità. Su tutto regna sovrana una patina di rimpianto, specie quello per un sentimento d'amore da sempre soffocato in nome di una lealtà fittizia.
Nel titolo c'è tutto il senso del romanzo, e penso che sia uno dei titoli più belli mai trovati nel mio percorso di lettrice.
Quel che resta del giorno sta ad indicare quel che resta di una vita vissuta a metà. Il sole tramonta ed indietro non si può tornare.
Un romanzo intenso ed anche fortemente decadente, da leggere con attenzione, senza rincorse, lasciandosi guidare da un personaggio pronto a spazzar via dal contesto ogni probabile imperfezione.
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Commenti
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Anche a me il libro è piaciuto moltissimo ; l'ho anche riletto e ulteriormente ammirato. C'è un sentimento nostalgico per le 'rose che non colsi' (in particolare da parte della protagonista femminile). Nell'ultima parte, però, prevale un'intensa commozione : il maggiordomo saggiamente riflette come ogni vita sia imperfetta, è importante guardare avanti e rivalutare gli aspetti positivi; anche il tramonto, quel che resta del giorno, ci riserva la sua dolcezza. Per lei è l'arricchita vita familiare ; per lui, imparare a raccontare meglio le barzellette al nuovo datore di lavoro. Una chiusura un po' umoristica, lieve e, direi, rasserenante.
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