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L'amore platonico
Ecco perchè il lupo di Cappuccetto Rosso voleva mangiarsi la nonna: ma purtroppo in casa Mishima non è arrivato in tempo, forse sapeva che anche lì avrebbe fatto una brutta fine. Questo romanzo è molto interessante dal punto di vista letterario e soprattutto dal punto di vista umano perchè racconta una realtà così indicibile che l'autore ha dovuto per buona parte della sua vita indossare una maschera. La maschera del titolo è richiamata all'inzio del romanzo dal gusto per il travestimento di Yukio bambino. Però essa ha un valore simbolico di nascondimento dell'identità piuttosto che di desiderio di mutare di identità (in una femminile). L' omosessualità di Yukio è parziale e strana, unita a una vena di sadismo, non sembra una omosessualità effettiva. La confessione contenuta nel romanzo è un grande atto di coraggio: gli potrebbe far perdere il suo solo amico, ma il peso della finzione gli è diventato insostenibile. La vita di Yukio inizia nel peggiore dei modi: sottratto alla madre dalla nonna inferma vive recluso per il timore della nonna che la madre se lo riprenda. Il padre riesce a tenere lontano dalla terribile vecchia gli altri figli ma impiega 9 anni a riprendersi Yukio.
Il carattere di Yukio ne esce minato alla radice: nessuna figura femminile di attaccamento, nessun salutare complesso di Edipo ma allo stesso tempo un certo rancore verso il padre che non si è imposto sulla nonna lasciandolo nelle sue grinfie fino a 9 anni e psicologicamente anche oltre ( se non passava un giorno a settimana in casa della nonna cascava il mondo). Per di più il padre che non si è mai imposto sulla vecchia lo costringe a studiare legge e quanto la materia gli interessi si capisce perfettamente.
Detto questo Yukio-ragazzino si scopre invertito come dice lui ma purtroppo non del tutto: sente attrazione per gli uomini ma si innamora delle donne. Da qui una condizione terribile di non poter unire anima e corpo in un rapporto d'amore di cui avrebbe estremamente bisogno. Bellissimo il suo rapporto d'amore platonico con la sorella del suo più caro amico, Soniko; che però non osa sposare per mancanza di attrazione fisica.
Il romanzo in sè è una richiesta di amore e di accettazione. La conclusione fa sentire anche al lettore quanto Yukio si sia potuto sentire tagliato fuori dal mondo e lontano dall'umanità, condannato a una percezione negativa di sè e a un senso di peccato e di stortura morale incancellabile. Solo il rapporto d'affetto con Soniko ha su di lui un effetto purificante e di sollievo. Ma crede che un simile rapporto non possa esistere o sopravvivere nel mondo degli adulti, ma solo in una strana nicchia residuo dell'infanzia destinata a sparire, la cui esistenza è precaria. Forse la scrittura del romanzo potrebbe contenere il rimpianto di non avere avuto abbastanza fiducia in Soniko e nell'amore. A un certo punto la porta si chiude o così pare per la sua non disponibilità a togliere la maschera.
"Innanzitutto è forse ammissibile un amore che non abbia alcun fondamento nel desiderio dei sensi? Non è questo un assurdo ovvio e lampante? Ma poi mi si affacciò un altro pensiero: ammesso che la passione umana abbia la virtù d'innalzarsi al disopra di ogni assurdo, come si può sostenere che non abbia anche quella d'innalzarsi al disopra dei propri assurdi?"
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Commenti
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Devo dire che il tuo commento suscita grande interesse per la storia, soprattutto per quella parte che disegna i motivi del "trauma" infantile. Dei giapponesi mi meraviglia la delicatezza con cui a volte sanno delineare situazioni estreme. Non so se è il caso di Mishima, non avendolo mai letto.
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Ho trovato questo libro interessante, ma non è certo fra i testi di Mishima che preferisco.
Ti segnalo una biografia su questo autore : "Vita e morte di Y. Mishima" , scritta da H. Scott Stokes.