Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Occhio alla penna
Surreale, sarcastico, imprevedibile, Queneau ci lancia all'inseguimento della piccola e impertinente Zazie, tra le strade e i locali di una Parigi anni '50 frizzante e carismatica, dove un falso ed apparente moralismo viene squarciato da un recondito libertinaggio. Affidata per un paio di giorni alle cure dello zio Gabriel da una madre sempre impegnata in nuove avventure erotiche, la giovane protagonista si caccia in situazioni paradossali vivendo delle ore indimenticabili al fianco di personaggi equivoci e bizzarri, tra avventure indimenticabili e dialoghi irriverenti. Ce n'è per tutti i gusti, dal poliziotto satiro alla vedova in cerca costante di consolazione, dal pappagallo assillante all'omaccione che si guadagna da vivere facendo la ballerina in un night club gay. Ci sono scazzottate e sparatorie, liti verbali e domande imbarazzanti, amicizie vecchie e nuove e ambigui misteri. C'è anche, in questa giostra vorticosa, il tempo per l'amore. Se ad un primo impatto quest'opera può sembrare leggera e superficiale, ad un'analisi più approfondita vengono fuori dei pregi inconfutabili che risiedono soprattutto nel coraggio e nella disinvoltura con cui l'autore tratta temi delicati come l'abuso sui minori, l'alcolismo, la violenza domestica e gli ipocriti e insensati pregiudizi che ruotano attorno al tema dell'omosessualità. Ma il pregio forse più grande sta nel linguaggio, vero e proprio protagonista dell'opera e, in generale, di tutta la letteratura dell'autore. Queneau usa una prosa fuori da ogni schema, irriverente, eccentrica e ai limiti della cattiva grammatica, inserendoci qualche volgarità senza mai spingerla agli eccessi e facendo largo uso di un gergo parigino che ha sicuramente creato grossi problemi al traduttore e che, trasformato in italiano, probabilmente non produce lo stesso effetto che ha invece in lingua originale. Un libro sicuramente diverso, strampalato, coraggioso, che proprio a causa di queste sue caratteristiche può risultare piacevole ed affascinante, ma che va letto "oltre le righe" per non arrivare a considerarlo un frivolo ed inconcludente fumetto in prosa. "Baie, balle e bibbie dei miei cogliomberi. Comunque ho unto la giuntura dei miei ginocchi col suddetto sudore della mia fronte e così, edenico e adamico, mi guadagno il pane. Fra pochi minuti mi vedrete in azione; ma, attenti! Non vi fate imbrogliare, quello che sto per presentarvi non è un semplice slip-tease, bensì arte! Arte coll’A maiuscola, occhio alla penna! Arte con quattro lettere e le parole di quattro lettere sono incontestabilmente superiori sia alle parole di tre lettere (che trascinano tante volgarità giù per la maestosa correntìa della lingua francese) sia alle parole di cinque lettere che altrettante ne menano".