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Ormai è tardi...
"A volte la vita è straordinariamente fragile, ma certe vite sono paurosamente forti".
Questo libro ha il sapore amaro dei rimpianti.
Possiede tutta la malinconia racchiusa nelle parole "ormai è tardi": tardi per accorgersi quanto si possano dare per scontate le cose (e i sentimenti), quanto poco si conoscano le persone che abbiamo più vicino, tardi per imparare a leggere negli occhi di una mamma, di una moglie, per decifrare i suoi bisogni taciuti, i suoi desideri repressi.
La forza dell'abitudine ci rende ciechi, sordi, profondamente egoisti...quando però quest'abitudine viene improvvisamente a mancare, ecco che tutto quello che non abbiamo voluto vedere né sentire, si impone con una violenza tale da lasciarci storditi.
Ed ecco arrivare l'onda degli "avessi": "avessi detto", "avessi fatto", "avessi osservato", "avessi ascoltato"...avessi prestato attenzione ai segnali di chi, pur facendosi credere roccia, roccia non era.
Quanti di noi sanno davvero chi si nasconde dietro (e dentro) colei che chiamiamo mamma?
Ci siamo mai chiesti se davvero le piace fare quello che fa?
Cosa prova? Cosa sogna?
Era proprio questa la vita che voleva?
Chissà perché siamo portati a considerare la mamma sempre e solo "la mamma", dimenticando che prima di diventare tale è stata una bambina, una figlia, una ragazza, una donna piena di sogni e speranze che noi neanche conosciamo.
Questa è la storia di una donna, una moglie, una mamma che si perde alla stazione...si perde e nessuno riesce più a trovarla.
La sua scomparsa mette in moto una serie di riflessioni nei suoi figli, in suo marito...i quali, in sua assenza, si rendono conto di quante cose non hanno visto, non hanno capito, di quanto hanno "preso" da questa donna senza dare nulla in cambio.
A suo modo, questo è un libro perfido...ti mette di fronte ad una verità che ti ostini ad ignorare, ti tocca in un punto in cui è certo di farti provare dolore, ti dice qualcosa che sai perfettamente, ma che continui a non voler affrontare, perché sai che il senso di colpa è in agguato.
Di fronte all'amore incondizionato, immenso e totale di una madre, siamo tutti inadeguati.
E irriconoscenti.
Tutto dovuto, tutto scontato, tutto liquidato come "normale".
Come normale è avere sempre meno tempo per lei, lei che ha consacrato tutto il suo tempo a noi.
Il romanzo ha una struttura narrativa particolare, utilizza principalmente la seconda persona singolare, che è una scelta piuttosto insolita e un po' spiazzante all'inizio.
La scrittura non ha grandi picchi e artifici, è semplice, come semplice è la protagonista, come "semplice" è il suo amore per i figli, per quella sua vita umile, spesso difficile e ingiusta.
Ma nella sua semplicità scava in quel punto dolente senza sosta, e lentamente porta scompiglio dentro, crea caos nelle emozioni.
A me l'ultimo rigo ha fatto piangere. Già, proprio all'ultimo. Non ho resistito.