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Le cure domestiche
 
Le cure domestiche 2016-12-14 07:49:56 Mario Inisi
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    14 Dicembre, 2016
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L'abitudine all'attesa

Bellissimo questo romanzo, triste, malinconico ma bellissimo. Andrebbe riletto per come è denso di parole e di immagini. Una madre si suicida buttandosi con l'automobile nel lago, lo stesso lago in cui era morto suo padre in un disastro ferroviario anni prima, e lascia due bambine Ruth e Lucille alle cure della nonna. Alla morte della nonna le bambine passano sotto l'ala di zia Sylvie che fino a quel momento aveva fatto una vita di vagabonda. .
Da quell'attesa delle bambine (del ritorno della madre) piena di fiducia e di speranza, nasce una vita che riproduce quel momento in modo quasi perfetto riempiendo ogni istante di attesa, facendo sentire in ogni circostanza il personaggio e il lettore sulla banchina della stazione o sulla sponda di quel lago che è un posto dell'anima non solo fisico. In ogni momento ogni personaggio e soprattutto Ruth sembra in attesa di e separato da.
Bellissimo il modo in cui vengono descritti i rapporti tra le persone. L'attesa nei rapporti umani diventa distacco, separazione, incapacità di essere uguali agli altri. Da questo stato di diversità, stato doloroso, le due sorelle prendono strade diverse. Lucille decide di diventare normale e si applica a questo con feroce determinazione. Ruthy si sente all'opposto proiettata ancora più indietro nella nebbia dell'attesa, della diversità, della randagità anche perchè questa sua diversità viene a un certo punto colta dagli abitanti della cittadina e posta sotto osservazione. Come sempre succede alle persone strane quando si fa caso a loro, la loro diversità si impenna e si fa insostenibile.
I rapporti umani sono anche essi strani: profondi, intensi, ma fatti di abbracci che non trattengono, di dita che non stringono quasi fossero alghe e non mani, qualcosa che sfiora ma non chiude. Perciò, l'affetto è sempre mescolato alla nostalgia, al senso di perdita, al senso di provvisorietà e di attesa riproponendo ogni volta quell'attesa unita al timore che sempre in ogni momento potrà esserci il nuovo distacco. La stessa presenza contiene in sè i semi del distacco. Questo stato oltre che doloroso ha qualcosa di bello, per cui la vita randagia, la casa disordinata e sconnessa, la passeggiata sul lago sulla barca malmessa e sulle traversine sotto il vento impetuoso hanno qualcosa di affascinante che attira e induce all'allontanamento dalla normalità. La normalità ha i contorni della realtà e i suoi spigoli mentre la randagità ha tutte le sfumature e le bellezze e anche la tristezza del sogno. E' uno stato che crea una sorta di dipendenza e di assuefazione. Tutto è provvisorio. La zia potrebbe prendere il treno, gli abitanti potrebbero pretendere l'affido delle ragazze a famiglie normali. Bella anche la trasformazione delle cose. L'incapacità a vivere e a tenere relazioni normali si specchia nella casa disordinata dove si accumulano oggetti inutili mentre i vetri, le finestre, le ante dei mobili si rompono e restano con quell'aspetto di rovina che nessuno e niente riesce a contrastare come tradissero con il loro aspetto la natura delle persone dichiarando a gran voce la loro stranezza e incapacità e impresentabilità.
Belle le descrizioni della natura. Il ponte sul lago su cui passa il treno, un treno sull'acqua che ricorda le immagini indimenticabili del film di Miyazaki La città incantata, è un ponte tra il mondo dei viti e il mondo dei morti, tra realtà e sogni, un ponte che avvicina Ruthy alla madre e al nonno in modo pericoloso. La malinconia è come il canto della sirena e spira tra le pagine e chiama Ruthy e Sylvie dentro il lago. In un certo senso la vita di vagabondaggio che attira le due donne è per loro l'equivalente di essere accampate sulle sponde del lago, guardando il lago in attesa. Bellissimo il finale sempre sotto il segno dell'attesa e della speranza, della vicinanza unita al distacco e alla nostalgia e al senso di perdita come se gli esseri umani fossero ormai incapaci di stringersi una mano e fossero diventati tutti ombre o nuvole.
"Quel giorno mia madre era felice, noi non sapevamo il perchè, e se il giorno dopo era triste noi non sapevamo il perchè. E se il giorno dopo era scomparsa,noi non sapevamo il perchè. Era come se raddrizzasse continuamente la rotta contro una corrente che non cessava mai di spingerla. Oscillava senza sosta, come una cosa nell'acqua, ed era una danza aggraziata e lenta, una danza triste e impetuosa.

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Commenti

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Una recensione che trasmette il fascino letterario che il libro ha esercitato su di te, Mario. Non vedo l'ora di leggere "Gilead" che è lì che mi attende, ma ancora due libri hanno diritto alla precedenza.
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
14 Dicembre, 2016
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Marylinne Robinson te la consiglio, non ho dubbi che ti piacerà. Forse Gilead è particolare come libro ma sugli altri vai sul sicuro. L'autrice ha una visione del mondo molto spirituale e religiosa ma alla Potok, solo molto più malinconica.
Bellissima recensione Mario.
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
15 Dicembre, 2016
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Grazie, non tutti gli autori ti restano nel cuore come Marylinne. Chissà se il romanzo è un po' autobiografico.
siti
17 Dicembre, 2016
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Lo leggerò, quando fai così sei irresistibile!
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
19 Dicembre, 2016
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iL ROMANZO è IRRESISTIBILE.
6 risultati - visualizzati 1 - 6

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