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Speranza, inganno, legame assoluto
Il palcoscenico della vita inevitabilmente ci costringe a recitare una parte e ad indossare una maschera che finisce con il caratterizzarci ed essere maschera della vita stessa. Allora il quotidiano si traveste da commedia, recita, spettacolo, e le stesse parole di coloro che vi assistono ne divengono parte integrante.
Eszter ha vissuto l' impensabile sulla propria pelle, quando molti anni prima ha sposato Lajos, e da lui è stata più volte ferita, ingannata, derubata, tradita, fino a quel matrimonio con la sorella di lei Vilma ( poi morta ) e a quei due figli ( avuti da Vilma ) ormai cresciuti.
Lajos un giorno si annuncia di nuovo alla sua porta, senza un perché, se non la domanda che tutti si pongono: che cosa si cela dietro questo improvviso ritorno e chi è realmente quest' uomo?
Tutti hanno, in passato, imparato a conoscerlo e ritengono sia un impostore, un mascalzone, un imbonitore, un venditore di fumo, un arrivista, eppure assistono inermi e partecipano a quello spettacolo dell' assurdo da lui così meticolosamente inscenato, attratti da quel fascino impudente, scanzonato, dalla sua ammagliante irresponsabilità, perché in sua presenza la propria vita si fa improvvisamente emozionante e pericolosa, percorsa dal brivido dell' incertezza, da un soffio vitale da troppo tempo sopito.
Eszter conosce a memoria ogni sua singola espressione, gesto, inganno, potrebbe anticiparle, ripeterle, non crede più alle sue parole, esperta, consapevole, disillusa, oggi molte cose sono cambiate, eppure sembra avere atteso da anni il suo ritorno per rivivere emozioni lontane e mai dimenticate.
Lajos crede a quello che dice, alterna e confonde finzione e realtà, piange e si dispera sempre con il massimo impegno, ma la verità è che non sente mai nulla. Si limita a giocare con le passioni degli esseri umani in un' assenza assoluta di morale.
Il suo racconto è talmente finto ed inverosimile da trasformarsi in reale, divenirne essenza, capovolgendo termini e significati, in una neo-dimensione percettiva che abbandona legge e moralità per spingersi in un campo minato, inverosimile ma possibile, quella morale da lui stesso creata come un vestito che gli calza a pennello, ed un senso di possesso affettivo che coinvolge e distrugge gli affetti più cari, in primis Eszter, che, consapevolmente, sarà pronta, ancora una volta, a donare e ad affidare a questo furfante tutta se stessa.
La scoperta, o la remissione, sta in quel senso di appartenenza che segna un destino siffatto e completa quello che si era iniziato ed interrotto, marchiando per sempre la propria fine ed infelicita', ma ormai poco importa " ....perché gli amori infelici non finiscono mai "...."
Marai continua nel proprio percorso, fatto di essenza e passione, sentimenti vissuti e negati, di quella variabile umana che ogni volta ripresenta uno stato di tormento ed angoscia.
La sua è una commedia-tragedia dei sentimenti, oltre che analisi psicologica e socio-politica di una porzione di secolo dai cambiamenti profondi ( la modernità, la crisi individuale, l' omologazione ) e segnata da due guerre mondiali, in un complicato tentativo di ricomporre lo sconfinato ed indefinito puzzle della vita.
La disillusione e la malinconia definiscono il contorno, sempre, l' attesa ne è l' elemento primario, il duello verbale il campo di battaglia, i silenzi espressione di forti emozioni spesso negate.
La vita, che sembra scorrere o trascinarsi in uno stato di " normalità " e quiete apparente, lontana da imprevedibili turbolenze, finisce impietosamente con il mostrare un duplice volto, l' arroganza ed impietosita' del mondo esterno ed i propri tormenti interiori, ovvero quella sofferenza ed imprevedibilità dell' esistere che è tentativo, spesso negato o semplicemente mancato, di definirne senso e peculiarità.