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Stordisce e non incanta
Sarà che il surreale non è nelle mie corde e che il concetto di “favola per adulti” mi è sempre sembrato un ossimoro poco convincente, sta di fatto che in questo romanzo la noia la fa da padrona mentre l’autore spinge sul pedale dell’assurdo senza misericordia.
Non sarebbe del tutto impropria una similitudine con i quadri di Chagall, come ha scritto qualcuno, se non fosse per la piega deprimente e l’atmosfera claustrofobica che la narrazione ad un certo punto assume, mentre l’ironia e la satira cedono il passo alla tragedia.
La descrizione di un amore, tratteggiato con grazia nella sua parabola drammatica, riserva qualche passaggio emozionante, e la percezione soggettiva dell’ambiente, antitetica a qualsiasi visione empirica, è riportata con indubbia maestria.
Boris Vian, insomma, sa quel che fa mentre deforma la materia presentandoci una visione caricaturale della realtà, un quadro dalle pennellate accese e fosche e dalle sfumature sulfuree.
Ma il prodotto finale alla lunga stanca e stordisce senza incantare.