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L'incrocio dei macellai
A Butcher’s Crossing c’e’ poco da vagare. Una strada polverosa taglia una serie di baracche piu’ o meno estese, egualmente malconce. Nel saloon si beve birra tiepida, la locanda offre stufato di fagioli, pancetta e una stanza senza vetri alle finestre, ma con una tinozza di acqua calda.
Lontano dalla ferrovia, immense distese di terreno arido soffocano il piccolo crocevia, punto di incontro e di smercio dei cacciatori di bisonti.
Quando la diligenza si ferma, il giovane William Andrews supera il predellino di ferro, sferzando con lo stivale lucido la nuvola polverosa che si alza da terra. E’ uno studente di Harvard, in fuga da Boston e dai confini metropolitani, alla ricerca di se stesso e della natura estrema. Mira al grande sole che tramonta all’orizzonte, lontano e imperscrutabile come il viaggio che lo attende.
Lei, sopra le morbide carni algide allunga le labbra sottili in un sorriso timido, sebbene la sua professione le imponga di disconoscere il pudore . Gli chiede di fermarsi quegli ultimi giorni, perche’ nulla restera’ delle mani delicate e della gentilezza di oggi. Diventera’ come loro, scuro e coriaceo, impavido e cruento.
Lui, abbassa una palpebra, si concentra e spara.
La giovane femmina di bisonte e’ gravida di vita, di potere, di energia. Un solo colpo e la vivace corsa rallenta, si indebolisce e muore, schiacciata dalla pesante carcassa inerme.
E poi lui mira ancora, ancora, ancora migliaia di volte fino all’assuefazione meccanica. Fino al nulla. Il silenzio di una valle ricoperta di neve, abbagliante in quel candore che acceca, che copre con una gelida trapunta la terra pregna di sangue tiepido e vergognoso, su cui crescera’ l’erba novella ad ingrassare i buoi.
Impressionante romanzo di John Williams, qui come in Stoner una narrativa fluente, riflessiva, intensa ed accattivante. Potente, incanta l’elemento naturalistico co-protagonista nel testo e via via che la spedizione avanza anche l’approfondimento psicologico del piccolo nucleo umano esplode in uno scenario tumultuoso. All’orizzonte branchi di animali abbattuti senza criterio, la natura altrettanto implacabile ed impietosa, l’ambizione umana che porta a ripudiare buonsenso e prudenza .
“Butcher’s Crossing” e’ apologia del vuoto, inneggia al nero che avvolge l’uomo di pazzia, al nero della fossa che ingoia il cadavere, al nero nelle pupille esanimi dell'orgoglio animale sterminato nel far west.
Trama lontana dalle mie corde, non posso negare di averlo trovato stupendo, anche nel suo crudo e aspro realismo. Non e’ Williams a far l’uomo feroce e scellerato, ma e’ Williams a narrare della disperata ferocia e della scelleratezza dell’America delle praterie. Buona lettura.
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Commenti
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lo terrò sicuramente presente
Sicuramente argomenti diversi, li metterei allo stesso livello.
Qui pero' non siamo di fronte alla mera tortura, come succede per esempio con Mo Yan (se lo hai letto), dove quando ci si mette proprio salto le righe perche' non posso sostenerne la lettura.
Si tratta di sviluppare il punto dell'accanimento, della follia umana che stermina contro ogni logica. E' un discorso di ampio raggio e di utilita' civica, sempre attuale.
Cambia il tempo ma noi no, qui si sente il disprezzo dell'autore.
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