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Non c'è due senza tre
Come per i primi due romanzi, il lettore viene nuovamente riportato nella piccola libreria di casa Sempere dove tutto ha avuto inizio.
Da un'intervista, apparsa sul quotidiano spagnolo Abc, Zafón definisce il romanzo:
"Più agile e leggero de Il gioco dell'angelo, il volume più oscuro e difficile dei quattro, El prisionero del cielo permette di reinterpretare i due libri precedenti della serie. Le cose che i lettori hanno trovato confuse o ambigue ne Il gioco dell'angelo - il significato, ma anche il modo in cui si conclude - vengono chiarite."
Come non essere d'accordo. Dal momento che il personaggio è David Martin - Il narratore di Il gioco dell'angelo - dovrebbe essere chiaro che la familiarità con entrambi i capitoli precedenti della tetralogia.
Nonostante la grande prosa, che ci si aspetta da un romanzo Zafón, l'unico neo che ho notato è che Il prigioniero del cielo è il meno autosufficiente dei romanzi.
La narrazione ritmica di Zafòn, col suo linguaggio realistico a volte crudo ma sempre molto efficace, riesce a farmi leggere centinaia di pagine quasi d’un fiato. Non stanca l'aggiunta di dettagli poiché non distolgono l'attenzione dagli intrighi che spesso si avvicinano alla verità e poi improvvisamente danno un calcio verso l’ennesimo nodo da sciogliere.
Il prigioniero del cielo è più breve rispetto agli episodi precedenti della serie ed è anche tematicamente diversa introducendo più politica e riducendo al gioco continuo tra presente e passato dei primi due libri. Il romanzo presenta una trama molto dialogata e veloce, con un finale che suona proprio come un "To be continued...".