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Le ragazze
 
Le ragazze 2016-12-02 22:29:35 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    03 Dicembre, 2016
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...ed io cosa avrei fatto???



Una cosa su tutte: la Cline sa scrivere, sa scrivere proprio bene.
Ma questo romanzo non è solo scritto bene, fa di più...punta il faro di luce su quelle che sono le conseguenze della solitudine interiore in un'età delicatissima qual è l'adolescenza.
Perché se a 14 anni perdi i tuoi punti di riferimento: i tuoi genitori si separano e sono troppo impegnati a "ricostruirsi", il tuo amore platonico fugge via con la sua fidanzata incinta e la tua migliore amica ti volta le spalle...allora tu, ragazzina bisognosa di attenzioni, rischi di incrociare gli occhi sbagliati, e di riconoscere una bellezza ed una forza in chi invece la propria forza e bellezza l'ha venduta in cambio di un surrogato di amore.

"Nessuno mi aveva mai guardata davvero prima di Suzanne, perciò da un certo momento in poi era stata lei a definirmi."

Questa, per me, piu che la storia di una tragedia che ricalca un po' un fatto di cronaca realmente accaduto, più che la storia di una setta (di fine anni '60) con le sue dinamiche interne di sesso libero, amore universale e disfacimento totale, è la storia di un'ossessione, di una dipendenza...quella di Evie da Suzanne.
Evie fa tutto e vive tutto solo in funzione degli sguardi di Suzanne, di una sua approvazione, della sua vicinanza, della sua intimità.
Anche a distanza di oltre 40 anni, mentre rivive quell'estate della sua adolescenza, Evie non può fare a meno di pensare a lei, di sentirsi turbata dal suo ricordo, di riconoscerle una dimensione salvifica che forse non ha mai avuto, o forse sì.
Suzanne decide che Evie "deve essere fuori", la salva e, allo stesso tempo, la condanna.
La salva da una tragedia dalle proporzioni agghiaccianti, ma la  condanna al ruolo di chi è innocente solo perché non "ha potuto esserci", la condanna all'eterna domanda "...ed io cosa avrei fatto???".

"Suzanne mi impedì di fare quello che forse sarei stata capace di fare.
E così mi restituì al mondo come avatar della ragazza che lei non sarebbe stata."

La condanna ad una vita infelice, fatta di incontri sbagliati, di solitudine senza possibilità di riuscire a colmare quell'assenza.
Suzanne in carcere ha la sua possibilità di riscatto, i gruppi di studio, le interviste in prima serata, una laurea...lei, invece, ha collezionato solo fallimenti, ha continuato tutta la vita ad essere un innocente in fuga da un crimine che non ha commesso.

"A volte mi sembra di non essere mai scesa da quella macchina. Che una versione di me sia sempre lì."

La Cline ti fa vivere la seduzione subita da Evie, il suo smarrimento, riesci a toccare con mano i loro capelli lunghi e luridi, i vestiti sdruciti, senti la puzza acre del loro sudore e la viscida presenza di Russell, il guru, il santone, il leader indiscusso...il dispensatore di amore "vero", nonché artista fallito in cerca della sua triste vendetta.
Non nascondo che ci siano stati dei momenti nella lettura piuttosto faticosi, un po' ripiegati su se stessi, un'attesa angosciosa di una tragedia imminente che non vuole arrivare mai, ma il valore di questo romanzo ti ripaga di tutto.
La copertina (orribile), il titolo (scontato), e il clamore che ha suscitato l'uscita di questo libro, allontaneranno molti dalla sua lettura.
Ed è un peccato.



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