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Il male di vivere
Di questo romanzo le prime due parti non mi sono piaciute (se non per i sogni) ma la terza voce narrante è bellissima.
Nella prima parte la voce narrante è quella del marito della vegetariana: un uomo mediocre, come si definisce stranamente lui stesso. Stranamente perchè è ben raro che la mediocrità riconosca se stessa. Ma non è la mediocrità a stancare il lettore quanto la materialità, il fatto che il mondo dell'uomo sia fatto solo di cose solide: di cibo, di sesso, di denaro, di rapporti umani che seguono regole dettate dalla decenza e dalla convenienza, mai dall'affetto. La narrazione è stancante come l'io narrante e le lunghe disquisizioni sul vegetarianesimo con la moglie o con i suoi parenti sono abbastanza ripetitive e noiose. Solo i sogni accendono la narrazione anche se hanno una crudezza spiccata e forse eccessiva. Comunque i sogni sono belli. Il rifiuto della donna di mangiare appare subito come un rifiuto del mondo di carne del marito e l'espressione di un desiderio di spiritualità che non trova sfogo altrove: una religione, per esempio. La seconda parte è narrata dal cognato, l'artista. Per quanto artista è anche un uomo, e come uomo è fatto di materia e repellente come il marito. In quanto artista riesce però ad avvicinarsi al mondo segreto di lei intuendone la natura. Ne dipinge il corpo di fiori e si scopre che la vegetariana non vuole in realtà nutrirsi di piante ma diventare lei stessa pianta: nutrirsi di acqua e sole, sprofondare nella terra per un estremo desiderio di libertà, di spiritualità e anche di innocenza. Usa la sua intuizione per trarne un tornaconto materiale. La terza parte è molto bella. La voce narrante è quella della sorella che riconosce in sè gli stessi sintomi di male di vivere della vegetariana anche se forse per lei il rimedio non può essere lo stesso: il mondo vegetale è un mondo freddo, dice. Gli alberi non hanno compassione. Questa terza parte mi è piaciuta molto compensando ampiamente le altre due che mi avevano lasciato parecchie perplessità. La descrizione dei pensieri della sorella è veramente interessante e coinvolgente. Il lettore si sente immerso nella sua visione del mondo con poche aperture, con poca speranza, con poca luce se non quella del sole, con desiderio di calore e comprensione che non possono venire dal mondo vegetale e che si intravedono nella donna che si è presa cura della vegetariana nella sua degenza accudendola con amore. Nell'amore disinteressato della donna si intravede il calore che può portare una scintilla nel mondo che per il resto è un posto inquietante, rosso, con il sangue che sgocciola ovunque, come una grande macelleria. Il romanzo esprime il rifiuto dell'homo homini lupus a cui contrappone un allora è meglio morire. il tempo che scorre scandisce questa terza parte come una musica. Fino alla fine, cioè fino a quando non c'è più tempo.
Consigliato a chi ha letto La donna da mangiare della Atwood
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Commenti
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Vorrei prenderlo ma 18 euro son tanti per rischiare un flop e i commenti non mi sembrano galvanizzanti. Allora...visto che siamo nell'era dei Sì e dei No, tu col senno di poi lo compreresti ? Sì o no ?
Vista la mole dei libri che acquisto per me 18 euro sono una bella spesa.
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