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La vegetariana
 
La vegetariana 2016-12-01 11:06:21 Mario Inisi
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    01 Dicembre, 2016
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Il male di vivere

Di questo romanzo le prime due parti non mi sono piaciute (se non per i sogni) ma la terza voce narrante è bellissima.
Nella prima parte la voce narrante è quella del marito della vegetariana: un uomo mediocre, come si definisce stranamente lui stesso. Stranamente perchè è ben raro che la mediocrità riconosca se stessa. Ma non è la mediocrità a stancare il lettore quanto la materialità, il fatto che il mondo dell'uomo sia fatto solo di cose solide: di cibo, di sesso, di denaro, di rapporti umani che seguono regole dettate dalla decenza e dalla convenienza, mai dall'affetto. La narrazione è stancante come l'io narrante e le lunghe disquisizioni sul vegetarianesimo con la moglie o con i suoi parenti sono abbastanza ripetitive e noiose. Solo i sogni accendono la narrazione anche se hanno una crudezza spiccata e forse eccessiva. Comunque i sogni sono belli. Il rifiuto della donna di mangiare appare subito come un rifiuto del mondo di carne del marito e l'espressione di un desiderio di spiritualità che non trova sfogo altrove: una religione, per esempio. La seconda parte è narrata dal cognato, l'artista. Per quanto artista è anche un uomo, e come uomo è fatto di materia e repellente come il marito. In quanto artista riesce però ad avvicinarsi al mondo segreto di lei intuendone la natura. Ne dipinge il corpo di fiori e si scopre che la vegetariana non vuole in realtà nutrirsi di piante ma diventare lei stessa pianta: nutrirsi di acqua e sole, sprofondare nella terra per un estremo desiderio di libertà, di spiritualità e anche di innocenza. Usa la sua intuizione per trarne un tornaconto materiale. La terza parte è molto bella. La voce narrante è quella della sorella che riconosce in sè gli stessi sintomi di male di vivere della vegetariana anche se forse per lei il rimedio non può essere lo stesso: il mondo vegetale è un mondo freddo, dice. Gli alberi non hanno compassione. Questa terza parte mi è piaciuta molto compensando ampiamente le altre due che mi avevano lasciato parecchie perplessità. La descrizione dei pensieri della sorella è veramente interessante e coinvolgente. Il lettore si sente immerso nella sua visione del mondo con poche aperture, con poca speranza, con poca luce se non quella del sole, con desiderio di calore e comprensione che non possono venire dal mondo vegetale e che si intravedono nella donna che si è presa cura della vegetariana nella sua degenza accudendola con amore. Nell'amore disinteressato della donna si intravede il calore che può portare una scintilla nel mondo che per il resto è un posto inquietante, rosso, con il sangue che sgocciola ovunque, come una grande macelleria. Il romanzo esprime il rifiuto dell'homo homini lupus a cui contrappone un allora è meglio morire. il tempo che scorre scandisce questa terza parte come una musica. Fino alla fine, cioè fino a quando non c'è più tempo.

Consigliato a chi ha letto La donna da mangiare della Atwood

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Commenti

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Ciao Mario. Bel commento! Ho molti libri da leggere, per cui temporaneamente lascio, però mi pare un libro assai originale.
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
02 Dicembre, 2016
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Non so se è il tuo genere
Un commento molto bello per un libro che mi aveva attratta tempo fa in libreria, che mi tenta ma su cui latito.
Vorrei prenderlo ma 18 euro son tanti per rischiare un flop e i commenti non mi sembrano galvanizzanti. Allora...visto che siamo nell'era dei Sì e dei No, tu col senno di poi lo compreresti ? Sì o no ?
Vista la mole dei libri che acquisto per me 18 euro sono una bella spesa.
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