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Quale verità e quale destino?
...." Perché me lo domandi? Sai bene che è così ". È la fine di una lunga notte, vissuta tra attesa, ombre, ricordi, quesiti irrisolti e certezze da verificare, una notte attesa da quarantuno anni, che ha ricongiunto due uomini ormai al tramonto, la cui profonda amicizia era stata strappata e sepolta da un vuoto improvviso.
Un mistero tuttora irrisolto, una resa dei conti, un ultimo duello ( tra parole e silenzi ) al calare della notte e della vita, un dubbio atroce e l' idea di una possibile menzogna.
Eppure erano stati così vicini, in gioventù, pur nella propria diversità, stretti da un legame forte, unico, quasi fossero gemelli monozigoti.
Henrik e Konrad, l' uno ricco, estroverso, pragmatico, sicuro di se', dentro la vita, l' altro sensibile, con animo artistico, musicale, letterario, uniti da studi comuni, dalla dedizione all' arma e per vocazione e semplicemente per mestiere.
Quell' amicizia disinteressata, seria e silenziosa ( nel senso più vero ) quanto fatale e delicata, era un sentimento difficile da preservare, a fronte di una realtà futura occultata da ruoli, maschere e circostanze della vita.
Konrad è partito o forse scappato quarantuno anni prima, d' improvviso, senza un perché, quasi fosse un ladro, ha viaggiato per il mondo in compagnia dei propri ricordi, Henrik invece è rimasto, dedito alla carriera, macerato da un atroce dubbio e da un desiderio di verità e di vendetta.
Tra loro una donna, amata, adorata, condivisa, poi solo silenzio ed attesa. L' oggi non riserva piu' niente, se non un orgoglio ferito.
Henrik accoglie il vecchio amico nel proprio castello dando inizio ad un lungo monologo e ad una rappresentazione scenica che avrebbe come fine la ricerca di un senso ed un desiderio di vendetta di cui si è alimentato negli anni.
Il film della memoria ritorna, implacabile, un' attenta ricostruzione dei fatti, ed una vita vissuta in attesa di questo momento. Parole, parole, parole, di fronte a lui Konrad, un mistero inquietante, qualche cenno del capo, poche sillabe strappate ad un silenzio protratto.
Attorno una enorme casa silente e quei mobili grandi e massicci che custodiscono e si animano di ricordi. Ma sono i dettagli a fissare la materia essenziale dei ricordi, i fatti marginali non esistono, mentre in noi nasce e cresce il dubbio.
Quale senso ha la scoperta della verità, oggi, laddove il presente è cambiato, le circostanze mutate, come la storia, e noi stessi siamo giunti all' epilogo dell' esistenza?
Quale senso si cela in quell' orgoglio ferito e nella possibile vendetta, ed a favore di chi se non di noi stessi, abbandonati da tempo dall' amore della nostra vita? E che cos'è la passione, un desiderio di amore rivolto a qualcuno, buono o cattivo che sia, o per la vita nella propria interezza?
Nessuna risposta, perché risposta non c'è o non è necessaria. Spesso nominiamo l' amore e la passione, in realtà parliamo di noi e dei nostri sentimenti feriti.
Henrik e Konrad sono sopravvissuti al proprio ideale d' amore che li ha spinti a tradire, partire, restare, persino a desiderare di uccidere. Hanno scatenato un' assurda lotta intestina che beffardamente e crudelmente aveva già perso lo scopo primario, l' oggetto del proprio desiderio.
E, per assurdo, l' unico tradimento compiuto ed imperdonabile ha riguardato l' amore agognato.
In fondo sono uniti indissolubilmente dal proprio destino, in vita ed in morte, il mondo vissuto si è spento e quello nuovo non ha piu' senso.
Entrambi sono stati degli esseri spregevoli, orgogliosi, vili, petulanti, ed al tempo stesso muti. Hanno abbandonato il proprio amore partendo, con la semplice noncuranza ed il silenzio, commettendo un crimine per il quale non c'è pena, se non quella più grande, il logorio ed il tormento della coscienza ed il rimpianto della memoria.
Ancora una volta Marai scruta e scava in modo unico nell' animo umano guidandoci in un percorso crudo ed essenziale ma terribilmente vero e profondo. È una voce interiore che parla, così viva e presente, in cerca di una verità spogliata di apparenza e puro personalismo.
È un percorso di autoanalisi, autocritico, che diviene un thriller psicologico e svela, inesorabilmente e con un velo melanconico, una verità inoppugnabile ma terribilmente attuale ed universale.
Si parla dell' impossibilità di amare e di " vivere " come conseguenza di uno sguardo ristretto e parziale, il nostro, guidato da pulsioni egoistiche, da astrazioni immotivate e senso del possesso, da desiderio delirante, talvolta patologico, che nulla ha da spartire con il " bene " e l' amore verso l' altro, e, di rimando, verso noi stessi.
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La tua bella recensione mi riporta a questo amatissimo libro che ho anche riletto, e con profitto. Marai è uno scrittore fra i migliori; lo si deduce anche dalla qualità di altre opere, in particolare "La donna giusta" e "La sorella" .
Belli anche "L' isola", " Delitto a Buda", " La sorella"
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