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Quella cosa non è mia figlia
Era il 1973 quando nelle sale cinematografiche di tutto il mondo faceva la sua comparsa “ L’ Esorcista “. Vero e proprio capolavoro del genere horror, la pellicola di William Friedkin sconvolse un pubblico non ancora abituato alla crudeltà e al terrore di certe immagini, tanto da diventare nel tempo uno dei film più imitati della storia.
L’ importanza del film è tale che pochi ricordano che fu tratto da un romanzo di William Peter Blatty datato 1971, a sua volta ispirato ad un probabile caso di possessione demoniaca avvenuto nel Maryland.
L’ unico difetto che riscontro nel romanzo è che non ha più segreti, ha ormai esaurito dopo ben 45 anni l’ effetto dei numerosi colpi di scena e delle sequenze inquietanti che riempiono le pagine.
Tutti conoscono la vicenda della dodicenne Regan MacNeil, figlia dell’ attrice Chris.
Una famiglia benestante immersa in una realtà rassicurante, una figlia modello. Fino a che le cose, lentamente, iniziano a cambiare. I colpi in soffitta, gli sbalzi di temperatura nella camera della bambina, le crisi di sonnambulismo, l’ amico immaginario, l’ improvvisa tendenza al turpiloquio e alla violenza fisica.
Entrano in gioco dottori,perfino preti. Spicca la figura di Padre Karras, un gesuita specializzato in psichiatria che attraversa una crisi di fede e che prende a cuore il caso della piccola Regan.
Cercano di spiegare l’ inspiegabile, l’ eterna lotta tra bene e male, tra fede e scienza.
La trama ossessiva oscilla tra la volontà di rifugiarsi nel porto sicuro delle spiegazioni razionali e plausibili ( isteria, autosuggestione, schizofrenia ) e il terrore di trovarsi al cospetto dell’ ignoto, del demonio, di ciò che si riteneva fossero soltanto antiche superstizioni medievali.
Semplicemente è successo che la tenera Regan un giorno si è svegliata e si è trasformata in un’ altra persona.
Per questo il testo è ancora così conturbante, perché al termine della lettura restiamo con la sensazione che possa accadere a chiunque. Perché il libro non parla di mostri o altre creature mitologiche tipiche del genere, bensì del Male che si insinua in un contesto quotidiano, normale, e che trova terreno fertile nelle nostre debolezze e nevrosi, nelle distrazioni e nelle disillusioni che ci portiamo dentro.
Colpiscono l’ impressionante perfezione strutturale del romanzo, la prosa raffinata e geometrica, la brillantezza dei dialoghi e ancora di più la profondità dell’ analisi psicologica degli indimenticabili personaggi, impareggiabile in alcune scene per qualità delle sfumature narrative e ricchezza contenutistica.
Cercare di commentare “ L’ Esorcista “ è un’ impresa ardua, quasi inutile.
Ci sono opere per le quali i riconoscimenti, la fama mantenuta nel tempo e le molteplici interpretazioni e imitazioni sono sufficienti a tracciarne un profilo di eccellenza.