Dettagli Recensione
E' tempo di Pulitzer
E' valso il premio Pulitzer nel 2011 alla scrittrice Jennifer Egan tradotto in Italia con il titolo “Il tempo è un bastardo”.
E' un romanzo acclamato dalla critica come capolavoro della letteratura moderna, come opera di grande sperimentazione, come scritto che vola verso nuovi lidi letterari.
Le premesse sono importanti e ne condizionano l'approccio.
Il romanzo vuole rendere la misura dello scorrere del tempo materiale e interiore mettendo in successione tante storie, tanti momenti, tanti volti che danno forma ad una coralità disomogenea la cui intenzione ultima sarebbe quella di tramutarsi in flusso omogeneo.
Davvero complicato nell'intenzione e nel risultato.
Partendo dalla considerazione che altre penne hanno cercato questo genere di rappresentazione, non penso che il salto temporale utilizzato dalla Egan brilli per innovazione.
I flashback non sono strumenti nuovi alla letteratura e neppure le narrazioni alternate polifoniche.
La sensazione prodotta da una simile lettura è ibrida, la cesura tra i capitoli è abbastanza rigida e destabilizzante, trascinando chi legge in un vortice confusionale.
Contribuisce ad una sorta di freddezza emotiva il tema attorno a cui ruotano gli eventi, ossia il mondo dell'industria discografica e dello spettacolo, una gabbia dorata dove le quotazioni salgono e scendono mutando le sorti di tutti coloro che vi traggono linfa.
Quella fotografata è la società americana di oggi o meglio un pezzetto di quella, una classe sociale ben delimitata che non può e non deve assurgere ad identificare il mondo intero.
La particolarità del romanzo lo condanna inevitabilmente ad essere apprezzato o meno, a seconda della sensibilità del lettore, dell'affinità ad un tale registro stilistico, alla capacità di entrare in sintonia con lo scorrere degli eventi.
Insomma va capito e amato questo genere di narrativa, non è per tutti, richiede impegno e voglia di staccarsi dai canoni più classici del romanzo.
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Commenti
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"Vortice confusionale" e "freddezza emotiva" mi fanno decisamente propendere per il no.
Sono sempre più convinto che i libri vadano suddivisi in belli o brutti, cioè con dignità letteraria o di valore essenzialmente commerciale. Pertanto penso che i termini 'tradizionale' e 'innovativo' non abbiano di per sé ricadute sul livello estetico
Basandomi su quanto ricerco nella letteratura il mio giudizio non è positivo.
Sono consapevole che la letteratura moderna stia cercando nuove strade e nuovi approcci narrativi, ma la fatica che ho provato durante la lettura non è stata ricompensata dalla conquista di una vetta.
Tuttavia non voglio distogliere nessuno dall'incontro con la scrittrice, a tante persone piace.
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