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"Vieni con noi"...a Convergence!
Mentre leggevo questo libro avevo la lucida percezione di fare un viaggio in una dimensione che non ero sicura di voler conoscere.
Inquietante. Gelido e asettico come il luogo in cui si svolge.
Semplici frasi come "Vado con lei", "Vieni con noi", qui assumono una connotazione agghiacciante, sono l'invito ad entrare in un mondo senza fine, dove la morte non esiste.
Non come la intendiamo noi almeno.
Rivivificazione.
Un modo per rendere immortale la morte.
"Convergence" è un luogo non-luogo, sperduto nel deserto del Kazakistan, dove ci sono capsule contenenti corpi umani sospesi, ibernati e nutriti da crioconservanti, ma brulicanti di vita interiore.
Questa è la storia di un figlio che si ritrova a dover fare i conti con la decisione paterna di seguire la donna della sua vita in questa dimensione oltre la vita.
Artis, archeologa, malata senza speranza di guarigione, sceglie di sottoporsi a questa nuova tecnologia criogenica, per risvegliarsi in un futuro in cui la sua malattia non sarà più contemplata.
Suo marito, e padre del nostro protagonista narrante, si accorge di non poter più vivere senza di lei e sceglie di voler far parte della schiera dei "messaggeri della sezione "Zero K", ovvero coloro che accettano di "morire" prematuramente per darsi la possibilità di una seconda vita in un futuro non bene identificato.
Persone che desiderano possedere la fine del mondo, e per farlo sono disposti a ritrovarsi appesi, nudi, depilati e congelati in dei gusci, con la mente cosciente (forse) ed una solitudine definitiva.
Il guscio è forse un ritorno al tempo dell'utero materno?
Con l'opzione però di poter rinascere ad un'età prescelta dal modulo d'iscrizione.
Pazzia o nuova coscienza?
Folle volontà di rinchiudersi al di fuori della storia, di dominare ciò che da sempre fa più paura, la morte, sfidandola, possedendola, comprandola e accettando di fluttuare all'interno dei propri pensieri, pensieri inconsistenti, incapaci di uscire dalle parole ed essere qualcuno.
Incapaci di delimitare il tempo.
Conoscere le parole senza conoscere la persona che le pensa: deriva mentale.
Io ho vissuto momenti destabilizzanti già solo leggendo...
Un tema difficilissimo, eticamente discutibile, che ci porta a riflettere sul concetto di identità, di memoria, di coscienza, di vita e di morte.
Ma anche, e soprattutto, una riflessione amara sui sentimenti di un figlio verso un padre che è sempre stato assente, che ha rinnegato la sua famiglia ed anche il suo nome, che ha sempre fatto della ricchezza e del prestigio il suo credo...e sulla difficoltà, nonostante tutto, di dirsi addio.
O arrivederci.
Il mio primo Don DeLillo...piacevolmente colpita!
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Effettivamente gli altri suoi più famosi come "Underworld" o "Rumore bianco" mi attirano e mi spaventano allo stesso tempo.
Vedremo...
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