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Globalizzazione malata
Un ologramma per il Re, romanzo di Dave Eggers e da poco anche pellicola cinematografica con Tom Hanks.
Spinto dal battage pubblicitario del film e conoscendo di nome dello scrittore, che gode di ottima fama, ho deciso di affrontarne la lettura in modo da scoprire in prima persona quanto fosse bravo.
Alain Clain, venditore di mezza età con carriera in declino, famiglia separata e problemi economici, è coinvolto in una trattativa di vendita di una nuovissima tecnologia al Re dell'Arabia Saudita. Durante l'attesa per la conclusione della vendita il nostro Alan ci accompagna in lungo e in largo per Jeddah (la città in questione) conoscendo nuovi personaggi che lo faranno riflettere su di sé, sulla sua condizione e sul mondo in generale.
Una trama semplice e ben costruita che al suo interno trova varie introspezioni, Alan il protagonista è sempre al centro della scena, ogni pagina vede lui coinvolto in molteplici situazioni, alcune bizzarre, altre divertenti altre ancora commoventi; il personaggio, un americano medio, con vizi e virtù tipiche di un uomo comune, tormentato dal suo fallimento personale in un'epoca dove in molti si sono arricchiti e invece lui ha mancato il momento.
Il momento inteso come la globalizzazione che in un certo modo è la protagonista nascosta dell'intera opera. In ogni capitolo sono disseminate delle critiche a volte velate a volte evidenti a questo nuovo ordine economico verso il quale il mondo si è adeguato e che tanti scompensi ha generato, descritto bene in questo passaggio:
“Maggiore efficienza senza i sindacati, eliminiamoli. Maggiore efficienza senza operai americani, punto, eliminiamo pure loro. Perché non ho visto arrivare la tempesta? Maggiore efficienza anche senza di me. Accidenti, Kit, rendemmo quella fabbrica così efficiente che diventai superfluo anch’io. Mi ero reso irrilevante.”
I momenti di riflessione sullo stato attuale della società e dell'economia sono molto ben scritti, un libro sotto molti aspetti utile e che mette in luce come la ricerca del profitto come unico obiettivo non sia la strada giusta.
Un libro che per forza di cose ricorda il deserto dei tartari con la snervante attesa dell'incontro con il Re saudita che resta sullo sfondo pagina dopo pagina man mano che il protagonista si avventura tra la gente e i luoghi di questa lontana, esotica ma pur sempre terrena capitale araba.
Un libro bello, non un capolavoro ma comunque una buona lettura.
“La gente racconta barzellette quando non resta più niente da dire”